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Petrolio, OPEC+ approva il taglio alla produzione da 2 mln di barili al giorno

Il cartello allargato dei paesi produttori di petrolio ha deciso di ridurre la produzione per sostenere i prezzi del greggio in vista di un rallentamento della domanda aggregata. È il taglio maggiore dal marzo 2020.

Fonte: Bloomberg

La decisione

Ieri l’OPEC+ (l’Organizzazione dei Paesi Esportatori di Petrolio), nella sua prima riunione in presenza da oltre due anni, ha deciso di tagliare la produzione di greggio di circa 2 mln di barili al giorno (circa il 2% della produzione globale) così da sostenere i prezzi che nel mese di settembre avevano toccato i livelli più bassi dal periodo pre-guerra in Ucraina, con il WTI a $76/barile, sui timori di un imminente rallentamento economico.

Tuttavia, la reale riduzione sarà di entità minore - probabilmente vicina al milione di barili al giorno - in quanto alcuni membri del cartello, come la Nigeria, stanno già producendo molto al di sotto rispetto alle quote loro assegnate.

Oggi i prezzi sono in modesto rialzo su entrambi i benchmark, avendo raggiunto i massimi di 3 settimane, con il Brent che ha toccato un picco di quasi $94/barile mentre il WTI ha raggiunto gli $88/barile, massimi dal 15 settembre.

Nonostante ciò, nelle settimane precedenti, alcune indiscrezioni su un maxi-taglio alla produzione da parte del cartello avevano già sortito gli effetti sul mercato con le quotazioni dell’oro nero che erano salite molto dai minimi del 26 settembre di $76/barile per il WTI e di $82/barile per quanto riguarda il Brent.

Inoltre, il movimento al rialzo dei prezzi è stato esacerbato dai dati sulle scorte statunitensi che sono risultate in forte contrazione. Quelle di benzina sono scese più del previsto di 4,7 milioni di barili mentre quelle dei distillati (diesel e olio da riscaldamento) sono crollate di 3,4 milioni di barili.

I contrasti con l’Occidente

Le risoluzioni dell’OPEC+ hanno acceso forti critiche da parte dei leader internazionali (in particolare da Stati Uniti ed Europa) dove le pressioni inflazionistiche stanno continuando a crescere a ritmi elevati. Infatti, gli effetti di un taglio alla produzione avranno conseguenze notevoli sull’aumento dell’inflazione mentre creeranno ulteriori pressioni a causa della forza del dollaro statunitense (la valuta con cui è quotato il petrolio sul mercato internazionale) che renderà le importazioni dell’oro nero ancora più costose (incrementando ancora di più l’inflazione).

Il Presidente Joe Biden ha quindi accusato apertamente l’OPEC+ di sostenere la strategia della Russia mantenendo i prezzi elevati così da poter continuare a finanziare il proprio esercito impegnato in Ucraina.

A proposito di ciò, negli Stati Uniti è nata la proposta di un NOPEC ovvero di una proposta di legge che possa citare il cartello davanti alla corte federale per pratiche monopoliste.

Le previsioni

Crediamo che i prezzi del greggio, nel medio periodo, rimarranno al di sopra della soglia dei $76/barile per il WTI e di $82/barile per il Brent sulla scia di un atteggiamento preventivo da parte dell’OPEC+ che mira a mantenere le quotazioni elevate nonostante i timori di un calo della domanda.

L’impatto della decisione OPEC+ sul mercato azionario

Le risoluzioni dell’OPEC+ di ieri avranno un impatto sicuramente positivo per le aziende del settore petrolifero. I ricavi continueranno a mostrare una tendenza positiva anche nella prossima stagione delle trimestrali anche se non saranno tali da superare i record di utili registrati nei conti del secondo trimestre 2022.

Di conseguenza a beneficiarne maggiormente saranno soprattutto gli azionisti che guadagneranno sia dall’aumento del corso dei titoli azionari sia dalla distribuzione di eventuali dividendi straordinari.

A Piazza Affari privilegiamo Tenaris ed ENI sulla scia degli ottimi risultati aziendali registrati lo scorso giugno. Il primo potrebbe mostrare un forte momentum rialzista dato anche dall’aumento degli investimenti nel settore petrolifero mentre il secondo, come tutte le Major, sta beneficiando soprattutto dal settore upstream.

Anche Saipem, azienda attiva nella progettazione di impianti onshore e offshore, potrebbe risultare privilegiata anche se le sue problematiche aziendali (aumenti di capitale) hanno penalizzato di molto il corso del titolo quest’anno.

In conclusione, il settore Oil&Gas potrà offrire sicuramente buone performance da qui alla fine dell’anno anche se la crescita al rialzo dei prezzi dell’oro nero potrà essere limitata dal forte deterioramento dei fondamentali macroeconomici a livello globale.

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