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La guerra commerciale non modificherà i gusti della Cina d’alto rango, che continuerà a scegliere una Gucci o un Cartier anche maggiorati dei dazi commerciali. Gli effetti delle limitazioni sugli scambi internazionali, a tendere, potrebbero però penalizzare le realtà più aperte al commercio e alla produzione estera e, di rimando, i rispettivi mercati e chi in essi investe.
Moncler: pesa la paura di una Pechino più debole
Un esempio pratico è giunto in settimana da una firma del vestiario mondiale: nella giornata di giovedì 4 ottobre, Moncler ha chiuso con un pesante ribasso del 5,6%, allineandosi agli altri titoli del lusso, che hanno risentito dei timori di un rallentamento in Cina. Tra questi, Kering (-6,03%), LVMH (-3,82%) e Burberry (-4,6%), Brunello Cucinelli (-2,4%) e Salvatore Ferragamo (-0,83%). Le quotazioni dell'azienda tessile, specializzata nell'abbigliamento invernale, hanno rapidamente raggiunto un primo supporto a 37 euro per azione, facendo tremare il livello statico a 36,50, dirigendosi poi verso area 36 euro.
La volatilità sul comparto del lusso si è fatta largo dopo che alcuni rumors comparsi sui social ad oriente hanno fatto luce sul fatto che talune autorità aeroportuali stanno iniziando ad applicare tariffe doganali più elevate sulle merci comprate all’estero.
Dazi: effetti negativi a tendere. Ma il Dragone ama il lusso
Questo, si inserisce all’interno di un quadro già teso: l'ultima tranche di dazi sui beni cinesi da 200 miliardi di dollari riguarda pelli di visone, borse di rettile, accessori in pellame, seta, pizzi fatti a mano, foglia d'oro e tessuti ricercati usati per costumi teatrali, d’opera e del balletto. I prodotti coinvolti sono circa 5.000, assoggettati da settembre ad una tariffa del 10%, che aumenterà al 25% a gennaio.
Un clima di tensione generalizzata non è certo favorevole all’acquisto: sebbene taluni temano che questo possa influenzare gli acquirenti più benestanti, da Pechino alla Fifth Avenue, l'acquirente di lusso ha comunque maggiore margine per somatizzare un sovrapprezzo da tariffe (che colpisce il prodotto finito o la materia prima a monte), che diverrà però consistente quando i dazi saliranno al 25%.
Cina: pesa un terzo del mercato del lusso mondiale
Col prosieguo delle tensioni commerciali, nei prossimi trimestri, l’economia del Dragone potrebbe attraversare una fase di rallentamento, almeno sul più breve termine. Gli acquirenti cinesi pesavano ad inizio 2018 attorno al 31% della domanda mondiale di beni di lusso, spendendo, secondo i dati della società di consulenta McKinsey, oltre 7 miliardi di dollari ogni anno, un terzo del mercato mondiale. Kering, proprietario di Gucci ed Alexander McQueen, ha dichiarato che le vendite in Cina sono salite del 30% nella prima metà del 2018. La casa di moda francese Hermes, il marchio del lusso più popolare nella regione orientale, ha registrato profitti record nello stesso periodo.
Secondo le analisi della banca svizzera UBS, due terzi della spesa cinese per beni di lusso avviene all'estero, un dato in forte espansione, che ha contribuito a riportare in auge il comparto luxury europeo.