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Dollaro e petrolio protagonisti di giornata: USD ai minimi da ottobre. Wti sopra i $50

EUR/USD ai minimi da ottobre, petrolio a rialzo sopra 50 dollari al barile. SUl biglietto verde pesano dichiarazioni dei membri FOMC su tassi e politica monetaria. Bene il greggio su dialogo Cina-Usa.

Usd
Fonte: Bloomberg

Dollaro ai minimi da ottobre 2018, col biglietto verde che perde contro euro lo 0,8%. Vola invece il prezzo del petrolio, sui massimi da metà dicembre sopra i 50 dollari al barile.

La divisa americana è tornata a registrare nuovi ribassi, dopo il commento del membro del Fomc, Raphael Bostic, aperto alla possibilità di votare un eventuale taglio dei tassi nel caso si verificassero rischi a ribasso per l’economia a stelle e strisce. In tutto, sarebbero tre i presidenti delle sedi regionali Fed (Raphael Bostic di Atlanta, James Bullard di Saint Louis e Charles Evans si Chicago) che vorrebbero maggiore chiarezza sullo stato dell’economia prima di entrare nel quarto anno di politica restrittiva.

Il commento fa seguito alle dichiarazioni del presidente della Fed, Jerome Powell, possibilista circa l’eventualità di modificare la linea dura della politica monetaria a stelle e strisce qualora si presentassero le condizioni necessarie.

Con un massimo di giornata a 1,1540, il cambio Eur/Usd è tornato a testare i livelli di ottobre 2018. Nel caso di una prosecuzione del movimento a rialzo, i primi riferimenti sono quelli posti in area 1,1550 e successivi 1,16, importante soglia di resistenza. A ribasso, primo target si conferma quello a 1,1440, sui livelli odierni d’apertura, con ulteriore step a 1,14.

Alle 20:00 ora locale la Federal Reserve rilascerà i verbali dell'ultimo vertice Fomc; domani, lale ore 18:00 l'intervento di Jerome Powell.

Per un dollaro che si deprezza c’è un petrolio che, complici la distensione dei rapporti commerciali Stati Uniti-Cina e i tagli alla produzione voluti dai principali produttori Opec, torna a quotare al di sopra dei 50 dollari al barile, fino alla resistenza dei $51. Un rialzo, quello in atto, intensificatosi nella giornata di ieri, quando è stato pubblicato il dato sulle giacenze petrolifere Opec scese al minimo da 6 mesi a dicembre.

E’ invece di lunedì la notizia di una Arabia Saudita che, concorde sul taglio della produzione di greggio, ha disposto ulteriori tagli all’export, col fine di far tornare la quotazione dell’oro nero a ridosso degli 80 dollari al barile.

Arabia Saudita che, secondo gli obiettivi fissati dal principe Mohammed bin Salman, porterà sul mercato la più grande Ipo della storia entro la fine del 2020 / inizio 2021, con la quotazione della compagnia di bandiera Saudi Aramco. Lo stesso aveva dichiarato che “sarà l’investitore a decidere il prezzo” motivo per cui un maggior prezzo del petrolio sui mercati potrà solo recare beneficio al gruppo. “Penso” aveva quindi aggiunto lo stesso “che la valutazione sarà superiore a 2 mila miliardi di dollari”.

A dicembre, i principali leader Opec unitisi a Vienna assieme alla Russia, avevano disposto un taglio alla produzione volto a ridurre l’eccesso di offerta sul mercato, portando a diminuzione il livello complessivo delle scorte. Allora, si optò per un taglio da 1,2 milioni di barili al giorno (800 in capo all’Opec, 400 in capo agli altri Paesi produttori).

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