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Petrolio sui minimi d’inizio febbraio, dopo la riunione di domenica ad Abu Dhabi dei principali produttori Opec e non-Opec. A pesare sull’andamento delle quotazioni, tuttavia, non è stato quanto emerso in sede di discussione, ma il commento a freddo del Presidente americano, Donald Trump, che ne ha fatto seguito...
“Hopefully, Saudi Arabia and OPEC will not be cutting oil production. Oil prices should be much lower based on supply!”
Il tweet pubblicato ieri dal Tycoon sulla propria bacheca ha aggiunto nuova pressione ai prezzi del greggio, che avevano invece recuperato marginalmente all’idea di una proposta saudita di diminuire l’output giornaliero di petrolio di (almeno) un milione di barili al giorno. Il contributo dell’Arabia Saudita, in tal senso, peserebbe da solo 500 mila barili giornalieri.
Petrolio: la proposta di un taglio di produzione Opec / non-Opec
L’eccesso di offerta di oro nero sui mercati ha spinto le quotazioni del greggio a ribasso da inizio ottobre. Il Wti, ora al di sotto del livello a 59 dollari al barile, si è lasciato dietro il 20% del proprio valore in poco più di un mese, scontando il calo di domanda mondiale e i timori di un futuro rallentamento cinese. Debole anche il Brent, scivolato al di sotto die $70 al barile.
Sebbene la paura di un rallentamento della locomotrice cinese sia oggi tangibile, il Dragone ha però confermato ad ottobre un import di materia prima da record: stando ai dati della dogana, le importazioni di greggio sono salite del 32% rispetto al 2017, a 40,8 milioni di tonnellate, pari a circa 9,61 milioni di barili al giorno (contro i 9,05 milioni di settembre). L’imposizione di tariffe commerciali statunitensi e la limitazione degli scambi oltre confine, potrebbe tuttavia influire sui livelli di rifornimento asiatico.
Tra i fattori che avrebbero potuto giocare a rialzo sul petrolio, le sanzioni statunitensi all’Iran che, si presumeva, avrebbero limitato l’offerta, spingendo sui prezzi. La concessione fatta dallo stesso Trump agli otto maggiori esportatori di greggio iraniano, tuttavia, ha riattivato le forza ribassiste.
Arabia Saudita: potenza energetica al centro della scena
Come curiosità, spunta invece un’ulteriore notizia: la stessa Arabia Saudita starebbe lavorando ad un progetto per lo sviluppo di energie rinnovabili all’interno della regione. La stessa, avrebbe infatti iniziato ad incanalare i proventi da energia fossile in investimenti green che, nel caso di specie dell’energia solare, dovrebbe più che duplicare nell’arco di un quinquennio entro il 2023.