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Borse asiatiche in preda agli acquisti, in un’ultima giornata di contrattazioni settimanali che si conclude con la quasi totalità degli indici a rialzo. Notizie positive? Certo, sui mercati non è però mancata una sana dose di realismo.
A spingere i listini a rialzo sono state le parole pronunciate ieri dal governatore della Federal Reserve, Jerome Powell, che ha confermato, come già lui stesso aveva anticipato, l’intenzione di seguire un approccio più cauto relativamente alla politica di rialzo die tassi d’interesse, in linea con le esigenze di un’economia, quella statunitense, che ancora gode di buona salute, ma che potrebbe, nel prossimo futuro, doversi trovare a far fronte a qualche maggior rischio. “Pazienza” è stato il termine utilizzato da Powell, che va così a sposare indirettamente l’idea del Presidente Donald Trump di mantenere una politica monetaria a sostegno dello sviluppo economico ed infrastrutturale.
Un costo del denaro più basso ed un approccio dell’istituto centrale americano più dovish ha rassicurato i mercati emergenti, che risentono negativamente sia del rafforzamento del dollaro (le materie prime sono tutte quotate in Usd), sia di un rialzo degli interessi americani, che tende a fungere da magnete per i capitali.
Sullo sfondo, note positive arrivano anche dal commercio, coi colloqui tra Cina e Stati Uniti indirizzati a prendere una piega positiva dopo i dialoghi preliminari degli scorsi giorni tra le amministrazioni Trump e Xi.
Shanghai ha concluso la seduta a +0,62%; Hong Kong a +0,41%; Tokyo ha chiuso poco sotto il punto percentuale, mentre Seul Taiwan e Singapore hanno portato a casa rialzi tra lo 0,6 e lo 0,4 per cento.
Le parole della Fed hanno tenuto sotto controllo il dollaro contro le principali valute. Tra queste, lo yuan cinese, salito ai livelli più alti da oltre 5 mesi. Proprio dalla Cina arriva invece una nota meno positiva: il Dragone ha tagliato le proprie stime di crescita del Pil 2019 dello 0,5% rispetto al 2018, portando le attese sui minimi dal 1990. Il nuovo obiettivo di crescita si porta così al di sotto del range 6-6,5%. L’annuncio del ridimensionamento previsionale spinge ora i mercati a pensare in ulteriori misure di stimolo economico, tra cui spuntano un ulteriore taglio dei requisiti di capitale bancari ed un aumento dello stimolo fiscale alle imprese, con l’eventuale taglio dell’imposta sul valore aggiunto (che vanno dal 6% per il settore dei servizi e al 16% per i produttori e che pesano circa un terzo delle entrate pubbliche totali).