Asia cerca risposte: cautela sull'accordo Cina-Usa. Dollaro ancora forte: Trump verso la firma del budget
Petrolio in crescita, oro stabile in area $1305-1310, indice del dollaro sui massimi da metà dicembre. Oggi il segretario al tesoro Mnuchin incontra Liu He. Donald Trump pronto a concedere più tempo sul rialzo dei dazi
Sale il petrolio, oro poco sopra la parità, dollaro in leggero calo: l’idea di un posticipo statunitense del giorno del rialzo dei dazi alla Cina (probabilmente 60 giorni dopo il termine fissato al 1° marzo) ha rinfrancato i mercati circa l’intenzione che le parti, Cina e Stati Uniti, vogliano raggiungere un accordo commerciali. Le lungaggini dei tempi, tuttavia, sono significative di una negoziazione che nasce da prese di posizione parallelamente opposte.
Cina cauta. Bene la bilancia commerciale
Secondo il presidente Donald Trump, i colloqui con Pechino stanno "procedendo molto bene", una rassicurazione che ha spinto i mercati a riportarsi in posizione d’acquisto. Passata però la prima parte della settimana, a prevalere tra gli operatori sembra ora esser la cautela: giovedì i listini asiatici hanno chiuso gli scambi senza entusiasmi, con Shanghai in crescita dello 0,08% e Hong Kong in calo dello 0,23%. Nelle prime ore della mattina la Cina ha rilasciato dati positivi a proposito della propria bilancia commerciale, il cui saldo a gennaio ha superato le attese grazie ad un netto balzo dell’export (+9,1% contro attese a -3,2%) ed un calo dell’import (a -1,5% contro attese a -10%). Sulla chiusura di Tokyo a -0,02% ha invece impattato una rilevazione negativa del Pil, salito nel quarto trimestre dello 0,3%, su aspettative a +0,4%. Bene le spese pro capite, su del 2,4%; il consensus di mercato si attestava a +1,8%.
Oggi il segretario del Tesoro Steven Mnuchin incontrerà il suo omologo Liu He a Pechino, per scongiurare il rialzo dei dazi da 200 miliardi di dollari nel mese di marzo.
Trump verso la firma per evitare un nuovo shutdown
Intanto, sul suolo americano, l’amministrazione Trump sembra aver raggiunto un accordo circa le spese federali: la firma del compromesso tra democratici e repubblicani, che dovrebbe arrivare venerdì alla Casa Bianca, eviterà che gli Stati Uniti si blocchino nuovamente. Lo shutdown iniziato a dicembre e durato per più di un mese avrebbe infatti causato, tra dicembre e gennaio il congelamento delle attività federali avrebbe causato un calo della crescita pari a 11 miliardi di dollari.
Mentre l’oro conferma il proprio prezzo in area $1305-1310, l’indice del dollaro è tornato a quotare sui massimi da metà dicembre, sopra quota 96,50.
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