Black list europea: 10 nuovi paradisi non compliant. Emirati Arabi Uniti in elenco
Oman, Belize, Fiji nella lista dei Paesi non cooperativi con l'Unione, assieme a Bermuda ed Aruba; Regno Unito e Olanda non esercitano il veto sui propri territori. Disappunto della Romania. Italia contro l'inclusione degli EAU.
Da un lato la Brexit, con il Regno Unito frammentato internamente circa le condizioni di uscita dall’Unione europea; dall’altro l’Unione europea stessa, impegnata ad aggiornare la lista nera dei paesi non compliant.
Non solo Brexit: l'Unione blinda 10 giurisdizioni
Una black list amplificata, che passa da 5 a 15 Paesi, mettendo spalle al muro gli Emirati Arabi Uniti e i territori d'oltremare britannici ed olandesi. Oltre al danno reputazionale, gli stati che compaiono nell’elenco sono soggetti a controlli più severi sulle transazioni effettuate all’interno dell'Ue. Nessuna sanzione, al momento, sarebbe ancora stata concordata.
Le 28 nazioni che attualmente compongono l’Unione europea (almeno fino al prossimo 29 marzo) hanno istituito la lista nera unificata dei territori non ottemperanti alle regole fiscali comunitarie nel dicembre 2017, dopo gli innumerevoli casi di elusione sfruttati da grandi aziende e soggetti facoltosi per ridursi le tasse.
Rientrano tra i nomi sotto stretta osservazione quelle giurisdizioni che presentano carenze a livello di norme fiscali nazionali, che potrebbero favorire il reato di evasione ed illecito fiscale negli altri stati. Coloro che si impegnano a cambiare e a rendere trasparenti le proprie regole entro una scadenza stabilita dall’Unione stessa vengono rimossi dall'elenco.
Black list europea: i 15 Paesi non compliant per l'Ue
Tra le nuovi giurisdizioni inserite compaiono l'isola caraibica olandese di Aruba, Barbados, Belize, il territorio britannico oltremare delle Bermuda, le isole Figi, le Isole Marshall, l'Oman, gli Emirati Arabi Uniti, Vanuatu e Dominica. A questi si uniscono Samoa, Trinidad e Tobago e tre territori statunitensi (Samoa americane, Isole Vergini americane e Guam) già presenti nella lista nera.
La maggior parte delle giurisdizioni non cooperative a livello fiscale sono le piccole isole (specie quelle dei Caraibi e del Pacifico) che basano le proprie entrate sul turismo e sugli accordi off-shore.
Il Primo ministro delle Bermuda, David Burt, si è detto non preoccupato circa la decisione europea, sostenendo che l'isola è conforme agli standard dell'Ue e non deve per questo temere alcun danno reputazionale.
Lista nera: disappunto di Italia, Estonia e Romania
La decisione delle alte cariche europee non sarebbe stata unanime: il presidente della riunione, il ministro delle finanze romeno, Eugen Teodorovici, ha riportato ai giornalisti che si aspettava la decisione sarebbe stata posticipata a maggio, dopo la prima fase di bufera Brexit e prima delle elezioni europee. Per esser deliberate, le decisioni in materia fiscale richiedono il sostegno di tutti i 28 membri dell'Ue.
La pressione dall’esterno (specie quelle di Arabia Saudita e Stati Uniti) hanno spinto i rappresentanti a bloccare la scorsa settimana un'altra lista nera di paesi “carenti” nel contrastare riciclaggio di denaro e finanziamento del terrorismo.
Secondo quanto riportato da Reuters, l’Italia assieme all’Estonia si sarebbe opposte alla nuova lista dei paradisi fiscali, contraria ad una inclusione degli Emirati Arabi Uniti. Rassicurazioni a riguardo sono arrivate dall’ue, che ha garantito la rimozione del paese dalla lista nera non appena sarà a approvata una legislazione che lo avrebbe reso conforme alle norme fiscali dell'UE.
La scorsa settimana la Gran Bretagna ha deciso di non esercitare il proprio veto circa l’inclusione nella lista del suo territorio d'oltremare, le Bermuda. Analoga cosa ha fatto l'Olanda, di fronte all'inclusione di Aruba.
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