Brexit: May sposta il voto al 12 marzo. UK teme il no-deal. Ue valuta il no-Brexit
Nuovo rinvio del voto sulla Brexit dopo la sconfitta di gennaio. May fissa la data del 12/03. Intanto il consiglio Ue valuta la trasformazione del periodo di transizione (2 anni) in periodo di no-Brexit: termine d'uscita nel 2021.
Un lunedì all’insegna dei rinvii per i principali listini mondiali che, reagendo positivamente alla decisione di Donald Trump di congelare il rialzo dei dazi sull’import cinese a partire dal 1 marzo, guarda con attenzione alle recenti dinamiche sulla Brexit. Piatto il cambio EUR/GBP, stabile in area 0,8680; il pound guadagna invece qualche pips contro il dollaro americano, con la coppia GBP/USD in rialzo dello 0,15%, al test della resistenza a 1,31.
Brexit verso il rinvio?
Il governo inglese starebbe valutando la possibilità di ritardare l’entrata in vigore della Brexit qualora il Parlamento non dovesse approvare l’accordo del primo ministro, Theresa May, entro il 12 marzo.
A 32 giorni dalla data di uscita del Regno Unito dall’Unione europea (ex Articolo 50) la Camera dei Comuni sembra esser sempre più divisa internamente, dopo le diverse sconfitte incassate dal deal a firma May, che a gennaio ha registrato la peggior sconfitta della storia parlamentare inglese 432 voti contrati a 202.
Una conferma arriverebbe anche dalla revoca del voto previsto per questa settimana, che avrebbe dovuto mettere un punto alla fase di trattative disperate condotte dalla premier con Bruxelles, alla ricerca di una migliore soluzione sul backstop, il meccanismo che permetterà all’Irlanda di non essere divisa in due a Brexit avvenuta.
Al centro delle preoccupazioni parlamentari, ancora una volta, l’eventualità di una uscita senza accordo, la peggiore delle soluzioni possibili per tutti: un no-deal danneggerebbe infatti pesantemente la quinta economia mondiale che, in assenza di accordi bilaterali, finirebbe sotto le regole del Wto, l’organizzazione mondiale del commercio, più vessate rispetto a quelle previste dal blocco dell’Unione.
Tra le soluzioni proposte dai rappresentanti alla Camera, una delle più accreditare ora risulta essere l'estensione dell'articolo 50, che ritarderebbe la partenza della Brexit oltre il termine del 29 marzo.
Più morbidezza a riguardo sarebbe stata mostrata anche da Theresa May: secondo il quotidiano Telegraph, la Premier starebbe prendendo in considerazione un piano per ritardare l'uscita della Gran Bretagna di almeno due mesi.
May ha inoltre confermato che questa settimana non arriverà alcun “voto vincolante”, per il quale si dovrà invece attendere il prossimo 12 marzo.
Bruxelles: una Brexit al marzo 2021
Intanto a Bruxelles l’ipotesi di una proroga sostanziale si fa più concreta. Secondo quanto riportato dal The Guardian, i vertici europei starebbero considerando l’ipotesi di trasformare il periodo di transizione di due anni (che avrebbe dovuto far seguito all’uscita del 29 marzo 2019) in un periodo di no-Brexit, portando la scadenza dell’uscita inglese al 29 marzo 2021.
L’idea, che avrebbe già ottenuto il consenso del presidente del Consiglio europeo, Donald Tusk, permetterebbe al Regno Unito di meglio definire le proprie questioni irrisolte e di risolvere “il capitolo finanziario dell'Ue, perché il periodo coincide con quello del bilancio dell'Ue".
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