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Quasi 1000 poliziotti inglesi e scozzesi mandati al confine d’Irlanda. Il rischio? Che un’eventuale no-deal sulla Brexit possa scatenare l’ira dei locali, che si vedrebbero chiudere i confini col Regno Unito.
La Gran Bretagna conferma in tal modo una preoccupazione ormai consolidata: l’eventualità di una uscita della corona dall’Unione senza accordo è possibile, con effetti che ad ora, risultano difficili da stimare.
"L'accordo firmato da Gran Bretagna ed Unione europea è l'unico modo per mitigare il rischio di no deal” ha commentato Stephen Barclay, nuovo ministro alla Brexit di Theresa may (dopo le dimissioni di Dominic Raab nel novembre scorso). “Stiamo lavorando tutti duramente per scongiurare questa ipotesi, ma sarà molto dura, se l'Ue non ci verrà incontro sulla questione del backstop in Irlanda. Per questo, ci stiamo preparando: è una questione di responsabilità".
A dieci giorni dal voto alla Camera dei comuni sull'accordo sulla Brexit, il clima si fa più teso.
“Vogliamo evitare il no-deal, ma ci stiamo preparando seriamente a questa eventualità” ha proseguito Barclay, che alla domanda di un possibile secondo referendum sulla Brexit ha risposto: “Sono decisamente contro ed è tecnicamente quasi impossibile. I cittadini italiani ed europei possono stare tranquilli: anche in caso di nessun accordo al momento dell’uscita, proteggeremo i diritti di chi vive qui da noi”, chiosando con un “abbiamo bisogno dei lavoratori Ue, lo so bene”.
Secondo quanto riportato dal Financial Times, la premier inglese dovrebbe incontrarsi coi leader europei (tra cui la cancelliera tedesca, Angela Merkel, il premier olandese, Mark Rutte, e il presidente del Consiglio Ue, Donald Tusk) per apportare qualche modifica al suo accordo, così da raccoglier maggior consensi tra i deputati inglesi, restando all’interno dei paletti dell’Unione.
Ciò che più sta a cuore a May sono maggiori garanzie dall’Europa, nonché la rassicurazione che il Regno Unito non imarrà intrappolato in un’unione doganale temporanea per un periodo di tempo indefinito.
Secondo un sondaggio effettuato qualche giorno prima di Natale, attualmente la soft Brexit a firma May non otterrebbe la maggioranza nemmeno del suo partito conservatore, favorevole all’accordo solo al 29%; il 64% sceglierebbe piuttosto la strada del no-deal.
Se da un lato May si trova a fare i conti con la sfiducia dei suoi stessi esponenti di partito, dall’altro si addensano i dubbi attorno al laburista Jeremy Corbyn (ex euroscettico a capo di una fazione tendende al filo-europeismo). Corbyn, ribadendo il voto contrario dei Tory all’attuale accordo sulla Brexit, ha consigliato alla Premier di “tornare a Bruxelles, dire che questo accordo non è accettabile per il Regno Unito e rinegoziare un’unione doganale con l’Unione”.
Lo stesso non si è invece sbilanciato sulla possibilità di un secondo referendum, che sarebbe sostenuto dal 72% dei membri del suo partito.