Fed: tassi fermi, focus sulla riduzione di bilancio. Powell: quale politica per il 2019?
Nuovo corso della Federal Reserve: una conferenza stampa per ogni meeting. Atteso l'intervento di Jerome Powell: tassi d'interesse fermi; da sciogliere il nodo riduzione bilancio. Linea più accomodante? Dollaro a ribasso...
Prima riunione del nuovo corso della Federal Reserve: a partire da questo mese, la banca centrale americana terrà dopo ogni meeting del comitato esecutivo federale (Fomc) una conferenza stampa, che allinei gli operatori al ritmo della linea politica dell’istituto centrale. Una linea più dura tende ad apprezzare il dollaro, valuta madre della più influente economia al mondo; una politica più accomodante porta invece alle vendite sul conio. Come si muoverà il mercato? Per il momento, l'aspettativa è di un approccio wait and see...
Tassi invariati: quali saranno le parole di Powell?
E’ proprio alle parole del governatore Jerome Powell che si rivolgerà l’attenzione dei mercati (ore 20:30 di questa sera), che già prevedono la conferma di un livello dei tassi d’interesse stabile (tra il 2,25 ed il 2,5%), in attesa di conoscere quale sarà la linea politica seguita dalla Fed nel corso dell’anno.
Il 2019 si è aperto con diverse sfide all’orizzonte, a partire dal rallentamento della crescita economica mondiale, fino ad arrivare agli effetti legati alla guerra commerciale sino-americana voluta da Donald Trump. Dopo aver rialzato il costo del denaro quattro volte nel 2018, la Fed ha fatto intendere di volersi prendere una pausa dalla politica restrittiva finora seguita, arginando l’eventualità che livelli inferiori di produttività globale, calo della domanda e fine degli effetti della riforma fiscale repubblicana, possano rallentare eccessivamente la spinta del mercato americano.
Meeting Fed: attenzione al bilancio federale
In cima alla lista degli osservati speciali appare la consistenza del bilancio della Federal Reserve: a partire dalla fine del 2014 l’istituto americano ha interrotto l’espansione del proprio bilancio, bloccando l’acquisto di nuovi titoli e reinvestendo i soli assets in scadenza. Se prima dello scoppio della Grande crisi finanziaria (e dell’attuazione delle tre fasi di quantitative easing che hanno fatto seguito ad essa) il bilancio federale si attestava poco sotto ai mille miliardi di dollari (un trillion), dieci anni dopo lo stesso dato presentava una consistenza pari a 4,5 mila miliardi, 3,5 trillions in più.
A partire dal 2018, la Federal Reserve ha quindi avviato un processo di quantitative tightening, limitando il riacquisto dei titoli in scadenza ad un ritmo di 50 miliardi di dollari al mese (con una riduzione di bilancio attesa per l’anno 2019 tra i 500 e i 600 miliardi di dollari). La domanda, ora, è se Jerome Powell deciderà di tener fede al piano originale o se devierà da tale progetto. Qualche indicazione a riguardo arriva dai listini americani.
S&P500, Nasdaq e Dow a favore della linea accomodante
Nel periodo compreso tra l’inizio di ottobre 2018 e la Vigilia di Natale, l’indice S&P500 ha perso circa il 20% del proprio valore, l’indice Nasdaq il 23% e l’indice Dow Jones il 19%. A partire dall’avvio del 2019, quando la Fed si è detta possibilista circa l’eventualità di rallentare il ritmo di restringimento della politica monetaria, i tre panieri hanno portato a casa rispettivamente rialzi dell’8%, dell’8,4% e dell’8%, lanciando un segnale difficilmente ignorabile sia dall’istituto centrale, che dal Presidente americano, favorevole ad una linea più accomodante, a sostegno dell’economia locale.
La parola, a Jerome Powell (live alle ore 20:30 sui canali della Federal Reserve).
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