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Rischio recessione: possibili effetti dalla guerra commerciale

Economia mondiale a rischio: dubbi sull'incontro Donald Trump-Xi Jinping al G20 di Osaka (28-29 giugno). Morgan Stanley: l'assenza di sviluppi sul fronte guerra commerciale apre la possibilità di una recessione entro 3 trimestri.

Guerra Commerciale Fonte: Bloomberg

Economia mondiale a rischio recessione, qualora nel corso del G20 di Osaka di fine giugno (28-29) i due presidenti Donald Trump e Xi Jinping non riuscissero ad incontrarsi per discutere di commercio internazionale. A riportare la previsione di alcuni economisti è Reuters, che ha evidenziato come il faccia a faccia atteso dai mercati non sia affatto scontato. A proposito, gli analisti di Morgan Stanley hanno espresso la propria opinione: qualora il botta e risposta tra Washington e Pechino proseguisse, non è escluso l'avvento di una nuova recessione entro tre trimestri. Cosa sta accadendo?

Rischio recessione: focus Cina, India, Filippine

A maggio, la produzione industriale nella maggior parte dei Paesi asiatici ha registrato una contrazione, dettata da un calo generalizzato della crescita e dall’inasprirsi della guerra commerciale tra Washington e Pechino. Nonostante nella mattinata di oggi l'indice Caixin / Markit Manufacturing Purchasing Managers (PMI) cinese abbia mostrato una modesta espansione a 50,2, offrendo agli investitori parziale sollievo, la guerra a suon di dazi posta in essere dalle due più grosse economie al mondo potrebbe generare un innalzamento generale dei costi di rifornimento e produzione, ponendo un ulteriore freno all’espansione economica.

Per la Cina le prospettive rimangono incerte e le stime di produzione delle imprese locali sono le meno ottimistiche dall'aprile 2012. A peggiorare il quadro d’insieme, il calo dei PMI al di sotto della soglia di espansione a 50 punti di Giappone, Corea del Sud, Malesia e Taiwan. Dati migliori ma al di sotto delle aspettative in Vietnam, mentre nelle Filippine sono leggermente migliorati; l'espansione nelle Filippine riflette una forte domanda interna ed una minore dipendenza dal commercio.

In India, dove la crescita dipende in larga misura dalla domanda interna, il settore manifatturiero è cresciuto al ritmo più veloce degli ultimi tre mesi, con il sentiment favorito dalla vittoria elettorale del primo ministro Narendra Modi. Ulteriori riforme economiche saranno però cruciali, alla luce dei numeri resi noti venerdì, che tra gennaio-marzo hanno mostrano una economia che cresce al ritmo più lento degli ultimi quattro anni.

Politica monetaria: India e Australia pronte al taglio

Lo shock derivante dall'escalation delle tensioni commerciali non sarà positivo per il commercio globale. In termini di risposta, le diverse banche centrali potrebbero decidere di modulare la propria politica monetaria, che quasi ovunque tenderà al ribasso.

Già a partire da questa settimana, le banche centrali di Australia e India dovrebbero tagliare il costo del denaro, cui potrebbero far seguito anche altre economie. Da Pechino si attendono invece nuovi stimoli monetari, col Governo centrale che dovrebbe raddoppiare le linee di credito alle società private.

Con il blocco europeo che arranca di fronte ad una netta revisione delle stime di crescita e alle tensioni politiche che si stanno avvicendando in più di una regione (Italia in primis), gli Stati Uniti potrebbero approfittare del momento delicato per attestarsi ancor più come prima potenza al mondo, tendenza che ha portato ad un consistente incremento del dollaro a stelle e strisce a partire dal secondo trimestre dello scorso anno (+4% contro il paniere delle sette valute principali sul mercato valutario).

Federal Reserve: quanti interventi sui tassi nel 2019?

Secondo gli economisti sentiti da Reuters, l'attività della zona euro dovrebbe continuare a ridursi, mentre la produzione statunitense tenderà a crescere in modo costante. Il malessere economico globale potrebbe tuttavia spingere la Federal Reserve a tagliare il proprio costo del denaro: il mercato sconta ormai al 100% la possibilità di un taglio dei tassi federali entro settembre, con una probabilità del 50% di una mossa entro il 30-31 luglio.

JP Morgan si aspetta un doppio intervento della Fed, segnerebbe in tal mondo un netto cambio di marcia rispetto al recente passato. I tassi dovrebbero dunque restare in sospeso fino alla fine del 2020.

Guerra commerciale: chi ne trae beneficio

Société Générale ha deciso di porre la luce su coloro che, dalle tensioni commerciali, hanno ottenuto vantaggi. L’aggravio delle tariffe sul settore industriale (specie beni strumentali ed elettronica) ha visto crescere i business di Germania, Messico, Corea del Sud e Taiwan.

Il Vietnam è stato il maggior beneficiario, approfittando della guerra aperta sul fronte tecnologico, che ha beneficiato delle crescenti minacce sul mercato degli smartphone. Tra i paesi del sud-est asiatico col maggior potenziale di crescita, hanno evidenziato SocGen, al Vietnam si affianca la Thailandia.

Porte chiuse, infine, alla Corea del Sud, le cui esportazioni, viste come pietra miliare della crescita mondiale, sono scese a maggio del 9,4%, peggio delle stime che vedevano un rallentamento attorno al 5,6%.

Stati Uniti-Cina: rischio recessione in tre trimestri

Qualora gli Stati Uniti proseguissero sulla linea dura e la Cina continuasse a reagire alle mosse americane, "potremmo finire in una recessione (globale) entro tre trimestri” hanno fatto sapere da Morgan Stanley. Intanto, il presidente a stelle e strisce ha rivolto la propria invettiva su altre mire, Messico in primis (per motivi di sicurezza nazionale) e Australia poi (decisione annunciata questo week end). Trump ha infine tolto all’India lo “special trade” status, che le permetteva di beneficiare di tariffe meno vessatorie su settori quali il tessile, la gioielleria e l’agricultura.

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