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Stime FMI e crescita Cina rallentano l'Asia e il prezzo del petrolio

Pil globale 2019 in calo dal 3,7% al 3,5%. Rivista la crescita dell'eurozona (a +1,6%). Calo del Pil cinese e revisione aspettative del Fondo Monetario Internazionale spingono a ribasso i prezzi del greggio.

Cina Fondo Monetario Internazionale Petrolio US Dollar PIL Shanghai

Le revisioni di crescita 2019 da parte del Fondo Monetario Internazionale, assieme ad un dato sulla produttività annuale cinese ai minimi dal 1990 (+6,6%) hanno rallentato i listini azionari asiatici: l’Hang Seng di Hong Kong si è lasciato indietro attorno al punto percentuale; Shanghai ha perso l’1,2%, mentre il Nikkei è sceso di circa lo 0,5%.

Sul paniere di Tokyo ha pesato la debolezza di Panasonic, giù del 3%, in scia all’accordo d’intesa firmato da Tesla con la cinese Tianjin Lishen per la fornitura di batterie. Obiettivo del gruppo, ridurre la propria dipendenza da Panasonic.

Non solo: a risentire dei numeri in calo è stato anche il prezzo del petrolio, che ha ceduto terreno, riportandosi al di sotto dei 54 dollari al barile (brent poco sopra i 62 dollari al barile).

Tra i principali rischi evidenziati dall’istituto di Christine Lagarde, oltre ad una Brexit senza accordo e alla precaria stabilità del sistema finanziario e politico italiano (con troppi Btp in pancia alle banche), il FMI ha rinnovato il rallentamento della Cina e gli effetti di una guerra commerciale che, nonostante gli annunci di distensione dei toni, concretamente non ha ancora compiuto passi avanti.

Secondo le stime FMI, il Pil globale 2019 si attesterà al 3,5%, contro una precedente stima a 3,7%, mentre l’area euro crescerà dell’1,6% (dato precedente al 1,9%). nel biennio 2019/2020, sottolineando il rischio di ulteriore destabilizzazione se non si risolveranno le tensioni commerciali.

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