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Giornate concitate per le banche del Bel Paese, che si trovano sul piatto delle cose da affrontare tematiche differenti, ma analogamente centrali. Tra queste, le conseguenze del giudizio dell’agenzia americana, Moody’s e l’idea di un nuovo mercato dei crediti non performanti che, dopo i Non-Performing Loans (NPL), potrebbero tornare alla ribalta con i cosiddetti Utp, “Unlikely-to-pay”.
Negativo l'indice FTSE banche Italia, che segna a metà giornata ribassi nell'ordine dello 0,9%
Moody’s, giudizio banche: taglio del rating, outlook per lo più stabile
L’agenzia di rating Moody's è intervenuta come da attese sul rating degli istituti di credito italiani, dopo aver declassato di un notch il giudizio sull’Italia ed aver confermato il proprio outlook sull’Italia a stabile. Si conclude così il processo di revisione avviato dall’agenzia lo scorso 30 maggio.
L’analisi di Moody’s si è concentrata sulla bontà dei depositi a lungo termine di alcune delle principali realtà di settore. A proposito, Intesa Sanpaolo, Banca IMI, Mediobancae Fca Bank hanno registrato un taglio del giudizio di un punto, da A3 a Baa1, con outlook stabile.
L’analisi si è quindi spostata sul rating di Credit Agricole Cariparma e Cassa Centrale Raiffeisen: Moody’s che ha abbassato ambedue le valutazioni di un punto, da A3 a Baa1, la prima, con outlook negativo, la seconda, con giudizio sotto osservazione.
Sforbiciata di rating anche per Credem, i cui depositi a lungo termine sono passati da Baa2 a Baa3, con outlook stabile.
Buone notizie per UniCredit, per la quale è stato confermato il giudizio a Baa1, con un outlook passato da negativo a stabile.
Infine, tagli da Baa2 a Baa3 per Cdp e Invitalia. Meno bene è andata a Banca del Mezzogiorno, scesa di due scalini a Ba1, con outlook stabile.
In base alla classifica di Moody’s, l’elenco delle valutazioni, a partire dal livello di massima sicurezza del capitale, segue l'ordine: Aaa – Aa1 – Aa2 – Aa3 – A1 – A2 – A3 – Baa1 – Baa2 – Baa3 – Ba1 – Ba2 – Ba3 – B1 – B2 – B3. A partire dal livello Caa il rischio, già altamente speculativo, diventa considerevole.
Unlikely-to-pay: cosa sono, quanto pesano, in cosa consistono
In un periodo concitato per il comparto bancario italiano, tra le questioni aperte resta quella dei rapporti creditori non esigibili. Dopo le disposizioni varate sui crediti non performanti (NPL), le condizioni potrebbero essere ora mature per avviare un programma su incagli e sofferenze probabili, racchiusi nella macro classe degli Unlikely-to-pay.
Attualmente, gli Utp in pancia alle banche italiane si stimano essere 84 miliardi di euro. Trattandosi di crediti ancora vivi nei bilanci delle banche, gli incagli hanno valutazioni superiori alle sofferenze, necessitando di coperture più basse.
Ravvivare il mercato degli Utp in un contesto quale quello italiano significherebbe riportare in bonis posizioni aperte su aziende ed immobili, tutelando posti di lavoro, crescita e stabilità.