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Brexit: dopo la UE, May deve convincere il Regno Unito. Tutti gli scenari

Dopo l’approvazione da parte del Consiglio Europeo dell'accordo sulla Brexit, l'attenzione si sposta nel Regno Unito dove l’intesa dovrà essere votata in Parlamento l’11 dicembre.

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Theresa May ha iniziato una campagna mediatica destinata a "vendere" l'accordo sia al pubblico che ai parlamentari. La lettera alla nazione sui giornali di domenica scorsa è stato il primo passo di campagna di propaganda pro-accordo.

Il primo ministro inglese chiede sostegno al suo “deal” e chiede a “Leavers” e ai “Remainers” di mettere fine agli scontri e incominciare una nuova era di "rinnovamento e riconciliazione" nazionale.

Theresa May è disposta a tutto per persuadere i cittadini inglesi dei benefici dell’accordo, è pronta anche ad affrontare un dibattito testa a testa con l’acerrimo nemico leader dell’opposizione Jeremy Corbyn sull'argomento (previsto secondo le indiscrezioni la sera del 9 dicembre) una mossa significativa data la sua rinomata volontà di eludere i dibattimenti televisivi.

Crediamo che esistano basse probabilità che l'accordo possa essere approvato in Parlamento. Troppi parlamentari hanno già dichiarato i loro dubbi sulla bontà dell’intesa e probabilmente la voteranno solamente per seguire le direttive del partito. Altri sostengono che una rinegoziazione con l’UE sia possibile nonostante la rigidità espressa dalla Commissione europea e i ristretti tempi.

Uno scenario descritto da molti analisti politici è quello successo negli Stati Uniti nel 2008 con il voto TARP ovvero un rifiuto a dell’accordo che possa spaventare i mercati a tal punto da obbligare il Parlamento a procedere a un secondo voto, promuovendo il “deal”.

Riteniamo lo scenario molto probabile anche se sopravvaluta l’importanza della Brexit tra gli investitori internazionali che hanno già scontato anche gli scenari avversi.

Se l'accordo non dovesse passare, abbiamo una serie di possibili scenari, riportati anche dal “The Guardian”:

  1. Dimissioni di Theresa May; è il suo “deal”, c’è una grande personalizzazione nell’accordo raggiunto tra governo e UE, quindi un secondo rifiuto sarebbe un rifiuto implicito sulla May come primo ministro. Un altro leader dei Conservatori potrebbe quindi prendere il potere, ad esempio: Michael Gove, Sajid Javid o Jeremy Hunt.
  2. Voto di sfiducia al Governo promosso dai parlamentari conservatori: l'incapacità di ottenere l'accordo renderebbe la May molto vulnerabile. Si creerebbe una corsa alla poltrona della May, con i concorrenti menzionati in precedenza (Gove, Javid e Hunt)
  3. Nuove elezioni generali: il PM può scegliere di tornare al voto popolare per ottenere maggiore sostegno. Una tale mossa ha un precedente, ma non positivo. L'elezione generale di Heath nel 1974 era basata su "chi governa la Gran Bretagna?", E fu un appello alla nazione, ma non riuscì a conquistare una maggioranza generale e il suo governo fu sostituito da una minoranza laburista.
  4. Voto di sfiducia al Governo promosso dai parlamenti laburisti: se il DUP o altri parlamentari conservatori non riuscissero a sostenere il Primo Ministro, allora il governo diventerebbe di minoranza e aperto a un possibile voto di sfiducia. Se i laburisti dovessero vincere il voto di sfiducia, il governo cadrà e, ai sensi della legge sul Parlamento a tempo determinato, seguirà un periodo di 14 giorni in cui entrambe le parti potrebbero avere la possibilità di formare un governo.
  5. Un secondo referendum sulla Brexit: esiste un forte sostegno a questo scenario, tale che un certo numero di parlamentari appoggiano tale progetto. Tuttavia quale sarebbe la risposta dell’UE a un secondo referendum? La Commissione sarebbe disposta ad aspettare ulteriormente? Ufficialmente improbabile rimane comunque uno scenario possibile.
  6. Nessun accordo, no deal: questo comporterebbe a una forte crisi, con un'interruzione economica potenzialmente enorme.

Non è difficile immaginare la reazione del mercato a tutti questi ultimi scenari descritti. Riteniamo che la sterlina possa evidenziare una forte discesa contro le principali divise internazionali, l’azionario sarà fortemente volatile nel breve termine ma nel medio periodo crediamo possa segnare una forte flessione tenendo conto che molti fondi di investimento abbandoneranno le azioni del Regno Unito.

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