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Per la prima volta nella storia, il summit dei rappresentanti APEC, Cooperazione Economica Asia-Pacifico, si è concluso senza la stesura di un comunicato finale congiunto. Ragione della mancata intesa, le tensioni che congelano ormai da mesi i rapporti tra Cina e Stati Uniti e la smania di entrambi di ampliare la propria area di influenza sui Paesi affacciati al Pacifico.
Un summit APEC senza conclusione
Il vertice di Port Moresby (Papua Nuova Guinea) conclusosi ieri è terminato in un nulla di fatto. Nonostante la scorsa settimana Pechino sembrava aver fatto un passo avanti nei confronti di Washington (con una lettera mirata a raggiungere un’intesa per la distensione dei rapporti commerciali in vista del G20 di fine novembre), il tono delle discussioni è tornato a crescere con un ritmo cadenzato dal botta e risposta delle due potenze mondiali. Cina e Stati Uniti sembrano infatti incapaci di raggiungere una qualsivoglia visione comune.
A rompere del tutto l’armonia del confronto nel corso del summit sarebbero state, da un lato, l’idea di una riforma dell'Organizzazione Mondiale del Commercio, e, dall’altro, il reiterare delle considerazioni sulle "pratiche commerciali scorrette" che ha indispettito Pechino.
Apple teme il calo degli iPhone (e del titolo)
La rivalità Cina – Stati Uniti torna quindi a farsi largo e, con essa, i timori che una guerra commerciale dai toni duri possa penalizzare l’economia mondiale e la crescita economica. Tra le prime avvisaglie che preoccupano il mercato, le indiscrezioni sul colosso tech, Apple, che avrebbe tagliato le previsioni di vendita e produzione di nuovi iPhone, alleggerendo gli ordini ai produttori di chip.
A Wall Street il titolo ha aperto la settimana in pesante ribasso, con un calo dopo la prima mezz’ora di contrattazioni in area -2,9%, al di sotto die 190 dollari per azione.
Pechino - Washington: lotta per la supremazia (sul Pacifico)
"Il protezionismo” aveva commentato negli scorsi giorni il presidente cinese, Xi Jinping “è destinato a fallire", riferendosi alla politica della Casa Bianca. "La storia dimostra che la guerra, nella forma di una guerra fredda, guerra calda o guerra commerciale, non produce vincitori”.
Di opinione discordante è stato invece il vice presidente degli Stati Uniti, Mike Pence, che aveva confermato la linea dura degli Stati Uniti sul commercio "finché la Cina non cambierà metodi". Pence aveva quindi controbattuto alle accuse cinesi di usare una "diplomazia del debito”.
In mancanza di un documento congiunto ufficiale che renda noti i passaggi chiave del summit, la presidenza della Papua Nuova Guinea ha fatto sapere che redigerà nei prossimi giorni una dichiarazione (chairman's statement) a nome di tutti i partecipanti, che dovrà ricevere consenso unanime da parte di tutti i 21 Paesi partecipanti.