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Niente più conto alla rovescia sul voto per la Brexit: il primo ministro, Theresa May, ha posticipato il giorno del verdetto parlamentare a data da definirsi, schedulando per oggi una dichiarazione dal titolo: "Uscire dall'unione europea". Nel frattempo, i mercati si preparano ad un nuovo, possibile, finale: la revoca unilaterale da parte del Regno Unito di lasciare l’Unione.
A dar conferma della notizia trapelata sul finire della scorsa settimana è la Corte di giustizia Ue, che ha convalidato l’avviso dell’Avvocatura generale del 4 dicembre. La strada in salita del governo di Theresa May sembra ancora lontana dal punto di svolta.
Nella sentenza che contiene le specifiche della pronuncia si legge che la Gran Bretagna è libera di revocare unilateralmente la propria uscita dall’Unione europea, nel rispetto delle regole costituzionali e senza consultare gli altri Stati membri. Per far ciò, il Regno Unito avrà tempo fino al 29 marzo 2019 (e oltre, nel caso di una proroga dei negoziati oltre i 2 anni previsti dall'articolo 50 del Trattato).
Secondo quanto reso noto dai giudici del Lussemburgo "quando un Paese membro notifica al Consiglio europeo la sua intenzione di ritirarsi dall'Unione europea, come ha fatto il Regno Unito, quel Paese membro è libero di revocare in modo unilaterale la notifica”. Una possibilità, questa, che "resta valida fintanto che l'accordo di ritiro non è entrato in vigore”, vale a dire fino a che il periodo di due anni dalla data di notifica dell'intenzione di lasciare l'Ue non sia scaduto.
Nel caso di specie, si legge nel testo, “la revoca dev’esser decisa seguendo un processo democratico, in linea con le regole costituzionali nazionali. La decisione, inequivocabile e incondizionata, dev’esser comunicata per via scritta al Consiglio europeo”.
In attesa del discorso di Theresa May di oggi pomeriggio (ore 3:30 pm) e dopo il rinvio del voto parlamentare sull’accordo tra Theresa May e l’Unione, l’ipotesi di un referendum bis è ancora sul tavolo, nonostante il governo si sia più volte espresso rimarcando la propria volontà di rispettare la decisione presa dagli inglesi nel giugno 2016.
In queste ore concitate, la sterlina ha rinfrancato la propria debolezza, perdendo contro euro lo 0,8%. Alcuni rumors resi noti da Bloomberg paventavano la possibilità per Theresa May di valutare un piano volto a posticipare il voto per evitare una sconfitta schiacciante, anticamera di una possibile crisi politica. Voci rivelatesi poi veritiere.