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Primo meeting della commissione operativa della Federal Reserve dopo l’insediamento di Donald Trump alla Casa Bianca. Venerdì i non farm payrolls
In serata il braccio armato della Federal Reserve, il FOMC comunicherà le proprie decisioni di politica monetaria. Scontata la decisione di lasciare i tassi invariati nel range 0,50%-0,75%. Le probabilità calcolate dal CME Group sull’andamento dei prezzi dei future sui FED funds al momento evidenziano uno scenario di rialzo dei tassi con prob solamente al 4% contro i 96% di un nulla di fatto.
Volatilità sul dollaro quindi pari a zero? Non proprio.
Sarà, infatti, molto interessante valutare i toni della banca centrale. Nelle ultime settimane le dichiarazioni dei membri votanti del FOMC sono state molto contrastanti. Molti membri avevano parlato di un cambio delle proprie strategie monetarie con un’accelerazione del processo di rialzo dei tassi d’interesse per compensare le politiche fiscali ultra-espansive di Trump. Altri membri avevano invece affermato che un aumento delle pressioni inflazionistiche a causa delle politiche economiche della nuova amministrazione dovrà comunque essere valutato a lungo e non implicherà una risposta immediata da parte della FED.
Stasera “potremmo” incominciare capire da che lato pende l’ago della bilancia. Almeno per il momento. Infatti Trump avrà la possibilità di nominare due nuovi membri del Board of Governors (il comitato ristretto di economisti all’interno del FOMC) che sono vacanti da parecchio tempo. Due membri “falchi” che “dovrebbero” sostenere le politiche dell’esuberante nuovo presidente.
Quindi tutto dipende da Trump? Moltissimo ma non solo.
Le nuove politiche economiche di Trump sono sicuramente uno dei fattori che porterà la Federal Reserve ad essere più restrittiva nel 2017 rispetto agli ultimi anni. Le aspettative di mercato sono per 3 o 4 incrementi del costo del denaro. Le nostre attese sono fissate per 3 rialzi (giugno, settembre, dicembre) perché riteniamo che la Yellen sia interessata a valutare gli effetti delle nuove politiche sull’inflazione per un certo periodo di tempo prima di accelerare il ritmo di crescita dei tassi d’interesse.
Assieme ai membri del proprio staff Trump ha ribadito più volte che non è intenzionato a rafforzare il dollaro sui mercati valutari. Un biglietto verde troppo forte sui mercati valutari porta a una perdita di competitività per le imprese statunitense che il magnate newyorchese vuole assolutamente evitare.
Niente parità per il cambio euro/dollaro? Molto difficile.
Sentendo gli slogan di Trump un cambio alla pari fra euro e biglietto verde sembra quasi impossibile. Le politiche divergenti di FED e BCE spingono per un indebolimento della coppia valutaria ma le politiche protezionistiche e le pressioni sulla FED di Trump spingeranno per una direzione opposta.
Come posizionarsi sul dollaro?
Nel breve dipenderà da nuove dichiarazioni della nuova amministrazione e soprattutto dalle cifre macroeconomiche. Venerdì saranno pubblicati i non farm payrolls e il tasso di disoccupazione. Dopo i dati non particolarmente brillanti di dicembre 2015 c’e’ molta attesa per esaminare quelli di gennaio. Le aspettative sono fissate per NFP +175% e un tasso di disoccupazione al 4,7%. Osservando il dollar index da inizio anno ha mostrato una discesa continua che non ha mostrato segnali di debolezza.
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