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La moneta unica sempre più minacciata dalle spinte populiste che affiorano in varie aree della zona euro.
Dopo aver impattato sul mercato governativo nell'ultima settimana, le tensioni politiche da ieri hanno iniziato a influenzare anche la moneta unica. Il timore tra gli operatori sulla tenuta della zona euro sembra aver raggiunto un livello mai visto prima e la tendenza continua a peggiorare in vista delle tornate elettorali di Olanda e Francia.
In questo momento, la minaccia più concreta rimane la Francia, visti i consensi crescenti che sta raccogliendo la candidata di Front National, Marine Le Pen. Proprio la Le Pen solo qualche giorno fa ha dichiarato di voler portare il paese fuori sia dalla Ue che dalla Nato. Anche l'Italia è una mina vagante per la stabilità dell’area, dato che la probabilità di un ritorno alle urne entro giugno è molto alta. Più remoto il rischio di una vittoria dell’Afd in Germania, dove il partito social democratico (SPD) di Martin Schulz inizia a spaventare la CDU del cancelliere, Angela Merkel.
A nulla sono valse le parole del presidente della Bce, Mario Draghi, che ieri ha tentato più volte di rassicurare sulla irreversibilità dell’euro. Questi tentativi sembrano aver avuto un effetto contrario a quello sperato, dato che non fanno che confermare che i dubbi tra gli operatori sull’area euro sono concreti e in costante crescita.
La situazione sembra essere più grave rispetto al passato. Rispetto al caso Grecia, per esempio, le parti coinvolte erano istituzionali, nel dettaglio Ue-FMI-Bce. Questa volta sono i cittadini ad essere chiamati in causa e le sorprese emerse dalle urne nel solo 2016 (Brexit e Trump in primis) sono un ricordo ancora vivo. Insomma, ci sono tutti i motivi per essere preoccupati.
Se aggiungiamo, poi, le recenti dichiarazioni della Merkel di una costituzione di un’area comune a due velocità, capiamo bene quanto sia debole e instabile la zona euro.
Le vendite sull’euro sono apparse tutto sommato composte. Difatti, per ora si sta prezzando una probabilità di instabilità crescente, ma ancora molto contenuta.
Inoltre, le vendite potrebbero essere state in qualche modo stemperate anche dalla chiusura di posizioni in carry trade che caratterizzano queste fasi di flight to quality e che tendono a far apprezzare l'euro.
Dal punto di vista grafico, il cambio EUR/USD ha rotto al ribasso il canale ascendente in essere da inizio anno, portandosi ai minimi da una settimana (a 1,0655). Il supporto rotto era molto importante, dato che qui passava anche il secondo ritracciamento di Fibonacci partito dalla discesa post elezione di Trump.
A questo punto, il cambio potrebbe tentare un test al supporto debole collocato a 1,0640, dove passa la trend line che congiunge i minimi delle ultime 3 settimane. Il target più naturale è rappresentato da 1,0520, supporto che ha retto bene tra il 2015 e il 2016.
È questo l’ultimo baluardo a difesa dei minimi dal 2003, collocati a 1,0340.
Possibili rimbalzi potrebbero riportare il cross verso il corridoio appena abbandonato (1,0720). Per un ritorno degli acquisti sarà necessario che il cambio si porti sopra 1,08, area testata invano in diverse occasioni la scorsa settimana, dove passa anche il 50% di Fibonacci sopra descritto. Il primo obiettivo, in questo caso è in area 1,0910-1,0930.
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