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Nuovo colpo di scena nello scontro commerciale Cina-Usa. Sotto i riflettori, questa volta, è finita la figlia del fondatore del gigante tecnologico, Huawei, arrestata a Vancouver, Canada, e prossima all’estradizione negli Stati Uniti, con l’accusa di aver violato le sanzioni americane ai danni dell'Iran.
Huawei è oggi il secondo produttore mondiale di smartphone.
L’arresto di Meng Wanzhou ha scosso profondamente i mercati asiatici, che hanno concluso la giornata in territorio negativo. Hong Kong ha chiuso a -2,6%; Shanghai a -1,7%. Le ragioni precise dietro al fermo della donna, vicepresidente del Consiglio di amministrazione dell'azienda di Ren Zhengfei e direttore finanziario di Huawei Technologies Co Ltd, sono ancora ignote, e sollevano nuovi dubbi sulla tregua commerciale di 90 giorni annunciata nel corso del G20 dello scorso fine settimana tra i presidenti Donald Trump e Xi Jinping.
L'arresto e qualsiasi eventuale sanzione che ricadrà sull’universo Huawei potrebbe avere ripercussioni importanti sull’intera filiera produttiva di tecnologia smart. Già le azioni dei fornitori asiatici di Huawei, tra cui si annoverano i nomi di Qualcomm Inc ed Intel sono velocemente scese ieri, con ribassi superiori al 2%.
Secondo il portavoce del Dipartimento di giustizia canadese, un’udienza è stata fissata per venerdì. L’arresto sarebbe avvenuto sabato 1 dicembre, lo stesso giorno in cui, in chiusura di G20, Trump e Xi avevano pranzato assieme, disponendo le basi per la blasonata tregua.