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Tre idee regalo da mettere quest’anno sotto l’albero? Whisky scozzese, porcellana inglese e Teddybears. Il tutto, nell’interesse del portafoglio.
Il Natale 2018 per il Regno Unito potrebbe essere l’ultimo all’interno dell’Unione europea. Il condizionale, a questo punto dei lavori sulla Brexit, è d’obbligo. Per l’Italia, fieramente gelosa della propria tradizione, poco invece cambierà. Le discussioni sul piatto saranno le medesime di sempre: quanto spenderanno gli italiani per la cena del Veglione? Quanti preferiranno il pranzo del 25? Meglio panettone o pandoro?
Fatte da parte le note di colore ed analizzando il mercato di oggi, una certezza si fa avanti: fare acquisti all’inglese, in queste feste di fine anno, può rivelarsi un affare conveniente.
Brexit ed EUR/GBP: quando costa un teddybear?
Se di Brexit s’è molto parlato nel corso degli ultimi mesi (sovente con scarsi risultati, da parte in primis del Governo di Theresa May), qualche attenzione in più merita ora d’esser posta sul cambio euro/sterlina e su un rapporto che, tornato ai massimi da agosto 2018 (nonché sui livelli di ottobre 2016) potrebbe continuare a crescere alla volta della parità.
Guardando al solo cambio e al netto dell’inflazione, se la settimana prima del Natale 2017 le 15 sterline di un orsacchiotto a firma Harrods costavano ad un cittadino dell'eurozona 17,25 euro, quest’anno il teddybear può esser portato a casa con 16,50 euro. Nel 2015, quando ancora l’ipotesi di una Brexit sembrava fuori discussione, ne sarebbero invece occorsi più di €20.
Da quell’albero decorato di 3 anni fa, la sterlina si è deprezzata del 20% contro la moneta unica; in termini di potere d’acquisto e tenendo conto del tasso d’inflazione, il guadagno sarebbe pari a circa il 14%. Alla luce di ciò, quello 2018 potrebbe essere il Natale più economico della City degli ultimi 10 anni, grazie al forte deprezzamento della sterlina verso le principali valute mondiali, euro incluso.
Euro/sterlina: un 2018 turbolento
Nell’analizzare l’andamento del cambio euro/sterlina a partire da inizio 2018, spiccano sugli altri i due movimenti di fine agosto e di metà ottobre: mentre nel primo caso l’inversione di movimento del cambio EUR/GBP si è legata alle migliori prospettive di accordo sulla Brexit (grazie anche alla proattività del negoziatore europeo, Michel Barnier, intenzionato a raggiungere un accordo non penalizzante per l’Europa), la perdita di terreno della sterlina di metà ottobre ha segnato l’inizio della fine delle speranze: dopo che il segretario della Brexit, Dominic Raab, è tornato a mani vuote da Bruxelles, il capo-negoziatore comunitario Barnier ha spiegato che “nonostante intensi sforzi” restavano ancora troppi “nodi da sciogliere”, tra cui quello di una intesa sulla frontiera irlandese per evitare il ritorno di un confine tra Irlanda del Nord e Repubblica d’Irlanda.
Tra gli altri movimenti degni di nota, quello d’inizio agosto, quando la sterlina ha perso posizioni in scia alla decisione della Bank of England di alzare il proprio costo del danaro, da 0,5% a 0,75%, dopo il ritorno dell’inflazione a ridosso dei 2,7 punti percentuali.
Da novembre in poi, dopo il primo sì alla bozza dell’accordo, è partita la corsa contro il tempo: il disappunto sia dei remainers (contrari all’uscita dall’Unione), che dei brexiteers (non concordi ad una Brexit eccessivamente soft); le dimissioni di Raab e quelle di altri quattro ministri conservatori; le parole di Theresa May su un accordo “non facile"; la tripla soluzione all’impasse di governo: “this Brexit, hard Brexit, no Brexit”; la cancellazione del voto in Parlamento nel momento della resa dei conti; il rifiuto dell’Unione a contrattare un altro, nuovo, accordo; infine, l’ipotesi di una caduta di governo, col voto di sfiducia alla premier Theresa May.
Cosa aspettarsi dalla sterlina?
Analisi del cambio EUR/GBP
“Ci aspettiamo che tutta l’incertezza sull’evoluzione della Brexit si traduca in una nuova debolezza per la sterlina" ha commentato il nostro Market Strategist, Vincenzo Longo.
"Non saremmo stupiti di vedere il cambio euro/sterlina tornare a 0,98 (scenario base) nelle prossime settimane o addirittura raggiungere la parità entro metà 2019. Un cosa, questa, impensabile solo fino a qualche mese fa. Solo un passo indietro sulla Brexit potrebbe scongiurare questo quadro depressivo sulla sterlina, mentre tutti gli altri scenari aprono a terre inesplorate che si tradurrebbero in tutti i casi in una recessione economica. La severità della recessione dipenderà dalle modalità di uscita, che potrebbero essere più o meno hard".
"Il no deal rimane certo lo scenario peggiore e potrebbe portare la sterlina a deprezzarsi violentemente, trascinando l’economia sull’orlo del baratro. Si tratta per ora di un rischio coda grassa (fat tail), con probabilità ancora bassa”.
Whisky scozzese, porcellana inglese e Teddybears. Ma anche un buon tè all’inglese a conclusione del pranzo dopo pandoro e panettone, o un biglietto di sola andata in direzione Oxford Street.