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Europa in rosso stamane, con il risk off che emerge dopo gli acquisti di ieri. Stamane gli investitori tornano a guardare con un certo timore all'Europa e ai suoi mille problemi.
Su tutti l'Italia che, al contrario di ieri, oggi sembra trascinarsi indietro anche gli altri listini europei. L'Eurogruppo di ieri ha criticato fortemente la prossima legge di bilancio italiana, con il presidente della Commissione europea, Jean Claude Juncker, che ha paventato un nuovo rischio Grecia.
Forti critiche sono arrivate anche dai vari commissari, tra cui Moscovici e Dowmbrosky, che il ministro Tria ha cercato invano di convincere sulla bontà della manovra.
Questa mattina le tensioni hanno raggiunto un nuovo picco dopo che il consigliere economico della Lega, Claudio Borghi, è tornato sul tema de Italexit come uno strumento utile per risolvere i problemi del Paese.
Gli effetti non sono tardati ad arrivare e hanno contagiato anche il resto dell'Europa. Sul comparto governativo il BTp decennale ha visto il rendimento salire al 3,45%, massimi da marzo 2014, con lo spread vs Bund tornare sopra i 300 pb.
Male anche l'azionario con il FTSEMIB che è tornato a rivedere i minimi di agosto, su cui sembra trovare ora supporto, guidato dalle banche. Intesa SanPaolo, la prima della classe, è scesa in prossimità di 2 euro, livello che non vedeva dal giorno del referendum costituzionale di dicembre 2016. Anche l'euro risente delle tensioni italiane, con il cross EurUsd sceso ai minimi da metà agosto, arrivando al test del supporto strategico di 1,1520.
Non solo Italia. Il mercato non trascura neanche la Brexit. Dalla meeting di Birmingham, il partito conservatore ne esce profondamente spaccato e questo sembra alimentare ancora dubbi sul raggiungimento di un accordo entro novembre, aumentando il rischio no deal. La sterlina rimane così sotto pressione, con il cambio vs dollaro tornato sotto 1,30.
Infine, i dati macro dell'eurozona continuano a deludere le attese, come hanno mostrato gli indici PMI ieri.
Male soprattutto la componente dei nuovi ordini e la fiducia che continuano a delineare un quadro piuttosto preoccupante.
Tra le commodity, segnaliamo che il petrolio rimane in prossimità dei massimi da 4 anni, dopo il balzo di ieri.
Il comparto fixed income non sembra accusare più di tanto il colpo, elemento questo che potrebbe segnalare un certo scetticismo sulla permanenza dei prezzi su questi livelli alti.