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Al sentiment negativo sui titoli tech, che hanno visto protagonista negativa Apple e che hanno trascinato al ribasso gli indici, si sono contrapposte nella notte le indiscrezioni sul tema dazi che vedrebbero il capo negoziatore cinese andare negli Usa prima del G20 per trovare una convergenza di massima prima dell'incontro tra Trump e Xi Jiping.
Tra i dati macro, dati contrastati sono arrivati dall'indice Zew di novembre, che hanno visto l'indice generale in inaspettato recupero, nonostante il crollo della componente corrente scesa ai minimi da 2 anni.
Si attendono sviluppi anche dalla Brexit, dopo che la May ha detto che il Regno Unito non è costretto a un accordo a ogni costo. I negoziati rimangono appesi a un filo, con quasi il 95% del lavoro svolto. I problemi continuano ad arrivare dal fronte interno, dove la May rischia una debacle da parte della frangia più dura del suo partito. Ricordiamo che l'accordo sarà cmq sottoposto al voto del Parlamento entro fine anno.
Infine, il Ftse Mib rimane il peggior listino del Vecchio continente nell'ultimo giorno disponibile per rispondere alla Commissione europea. Non sembrano esserci margini di cambiamento della manovra, stando ai commenti arrivati dai due vice premier. Complice di ciò lo spread torna ad ampliarsi stamane superando i 310 pb, massimi da 2 settimane. Buon risultato dalle aste BTp che hanno visto rendimenti in calo, in un contesto di domanda non entusiasmante considerando i bassi importi in emissione.
Sui mercati, prosegue il super dollaro, con il cambio EurUsd arrivato ormai sulla soglia di 1,12. Il Dollar Index è così volato ai massimi da giugno 2017. Sotto pressione le commodity, con il petrolio ancora in forte calo dopo i commenti di Trump, che si è detto contrario al taglio della produzione dell'OPEC, e causa probabilmente il dollaro forte. Elemento questo che sta penalizzando anche l'oro.