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May vs Corbyn: dibattito Brexit in diretta Tv. Allarme BoE sull'economia inglese

In attesa del voto del parlamento sull'accordo di uscita del Regno Unito dall'Ue e del faccia a faccia May - Corbyn (domenica 9/12), la Bank of England avverte di un possibile crash economico inglese in caso di una Brexit senza accordo. Si discute intanto di chi sostituirà Londra come piazza finanziaria di riferimento...

Brexit May
Fonte Bloomberg

Regno Unito pronto al peggior crollo economico della sua storia post Seconda Guerra mondiale? A lanciare il monito negli scorsi giorni è stata la Banca d’Inghilterra, che ha illustrato come, nel caso in cui la Premier Theresa May non riuscisse a far passare il suo piano sulla Brexit, l’uscita senza accordo dall'Unione Europea sarebbe una sconfitta certa.

Brexit: Bank of England avverte sui possibili scenari di rischio

Mentre sui mercati si susseguono le news in merito al sostegno o meno all’accordo sull’uscita dall’Ue da parte dei legislatori inglesi, lo scenario di mancata intesa delineato dalla BoE (Bank of England) è netto: una Brexit “disordinata” porterebbe, secondo stime preliminari, ad un calo dell'economia pari all’8%, con un crollo dei prezzi (fino ad un terzo del loro valore) delle proprietà. In tale contesto, la credibilità del Regno Unito (e della sua tenuta) potrebbe esser messa in discussione dagli investitori, comprimendo ulteriormente la quotazione della sterlina e vincolando la Banca centrale ad operazioni straordinarie, quali il brusco rialzo dei tassi di interesse per contrastare l’incedere dell’inflazione.

Nel dettaglio, le stime della Bank of England vedono: un calo del Pil pari all’8%, un calo dei prezzi delle case del 30% (-45% nel caso di immobili commerciali), un ribasso della sterlina del 25% (sotto il livello di parità col dollaro), un tasso di disoccupazione al 7,5% (oggi attorno al 4%), una crescita dell’inflazione del 6,5% (ora al 2,4%) ed un balzo del tasso di riferimento BoE fino al 5,5%, pari in media al 4% in tre anni.

L'analisi della BoE, condotta a seguito alla richiesta dei legislatori, è l'ultima prova che evidenzia i pericoli derivanti dall’eventualità di una Brexit senza accordi al 29 marzo 2019. Con la propria uscita, la Gran Bretagna perderà gli accordi commerciali di cui gode ora attraverso l'adesione all'UE, al pari dell’accesso alle questioni doganali e di frontiera.

Brexit: faccia a faccia TV May-Corbyn pre voto in Parlamento

Prima di allora, l’attenzione ricardà nel breve su due date: il 9 dicembre, May e Corbyn discuteranno degli aspetti salienti dell’accordo sulla Brexit in un faccia a faccia in Tv; la conservatrice May vorrebbe che la diretta fosse affidata alla BBC; il laburista Corbyn preferirebbe invece ITV. E’ invece fissata all’11 dicembre la data del voto al testo nel Parlamento inglese.

Il lavoro della BoE sembra comunque aver attirato l’attenzione delle alte cariche: in mattinata il Segretario di Stato per il commercio internazionale, Liam Fox, sembrerebbe aver confermato il proprio voto all’accordo sulla Brexit, chiedendo ai Tory di dare fiducia a lui e di fare “ciò che è giusto per il Paese".

Mentre ancora restano ignoti gli effettivi risvolti che un’uscita dell’UK dall’Ue avrà sulle due economie (a prescindere dal tipo di accordo raggiunto), la sterlina ha proseguito coi ribassi, perdendo da inizio aprile su base dollaro (GBP/USD) oltre il 10%. La divisa inglese si conferma invece su livelli a metà del canale laterale tra 0,86 e 0,90 contro euro (EUR/GBP), in attesa di ulteriori sviluppi.

Decisamente negativa la performance registrata poi dall'indice FTSE100, che dai òlivelli di inizio anno ha perso attorno al 12% della propria capitalizzazione di borsa.

Brexit: dopo Londra, chi sarà la nuova capitale finanziaria?

Un ulteriore dato si fa intanto largo: secondo il Frankfurt Main Finance group, Londra perderà fino a 800 miliardi di euro (£700bn) a favore della nuova piazza finanziaria di riferimento che, a detta della lobby, sarà Francoforte. Entro marzo 2019, almeno 30 banche dovrebbero iniziare a trasferire le proprie attività nella città tedesca. Nomi noti quali JP Morgan, Goldman Sachs e Morgan Stanley starebbero inoltre predisponendo di dividere il proprio business su più hub finanziari, tra i quali, oltre a Francoforte, Dublino e Parigi.

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