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Manca poco al meeting della Banca Centrale Europea. Non ci aspettiamo sorprese dalle decisioni del Consiglio monetario dell’istituto centrale della Zona euro su tassi d’interesse e piano di quantitative easing. Ormai tutto è stato già deciso nello scorso meeting di giugno.
Tuttavia il diavolo si nasconde nei dettagli e anche se il meeting non prevede variazioni di politica monetaria la conferenza di Draghi sarà sempre da seguire con particolare interesse.
Intanto il tema più interessante saranno le affermazioni di Draghi sull’andamento dei prezzi. L’inflazione di giugno si è attestata al 2%, obiettivo della BCE ma è un dato fuorviante visto che è la componente molto volatile degli energetici che ha spinto la crescita dei prezzi. Se a maggio su base annuale i prezzi degli energetici avevano evidenziato un aumento del 6,1%, a giugno sono saliti dell’8% a/a.
L’indice core dei prezzi al consumo (quindi eliminando le componenti energia, alimentari e tabacco) ha mostrato un modesto +0,9% su base annuale.
Anche le condizioni della ripresa economica stanno cambiando nella zona euro. Stiamo assistendo a un importante rallentamento della crescita con una contrazione dei nuovi ordini e un peggioramento delle prospettive future soprattutto sul settore manifatturiero.
A spaventare le imprese europee rimane sempre il tema della guerra commerciale.
Draghi ribadirà per ennesima volta come la trade war possa essere il principale driver negativo per mercati e per l’economia europea.
Un Draghi molto dovish potrebbe anche allontanare la possibilità di rialzo dei tassi d’interesse. Tuttavia ricordiamo che la scadenza del mandato di Draghi coincide con la possibile data di rialzo del costo del denaro nel Vecchio Continente. E ci sono elevate probabilità che il nuovo governatore della BCE possa essere un “falco”.