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La stabilità elettorale della Baviera rompe il ritmo degli ultimi cinquant’anni e per la seconda volta dal 1962 gira le spalle all’Unione Cristiano-Sociale (CSU). Con il venir meno del consenso allo storico alleato della democrazia cristiana tedesca (CDU), a tremare ora è la leadership della Cancelliera Angela Merkel.
Il mercato, tuttavia, indice DAX compreso, non sembra esser spaventato.
Baviera al cambio di rotta: bene i Verdi, sale l'ultra destra
Nella seconda regione più popolosa della Germania, nonché sede id alcune delle più importanti società tedesche (tra le altre, BMW e Siemens), il partito di centrodestra ha perso la maggioranza assoluta ottenendo circa il 37,3% dei consensi, la peggior performance elettorale dal 1950. Con 12,5 milioni di abitanti e 9 milioni di elettori, la Baviera, in termini di rilevanza, è infatti seconda solo alla Nordrhein-Westfalen, regione di Düsseldorf e Colonia..
Positivo il risultato per il partito dei Verdi, al secondo posto con il 17,8. Entra invece per la prima volta nel parlamento regionale lo schieramento di estrema destra AfD, con il 10,7% dei voti; al collasso, infine, l'Spd, al 9,5%.
Spread BTp/Bund stabile. Occhi a Bruxelles
Mentre la piazza non sembra aver risentito in modo significativo degli effetti del voto, il mercato torna a guardare ai titoli di Stato e ai differenziali interni all’Europa. La settimana sui mercati si è infatti aperta con un moderato rialzo per i contratti sul Bund tedesco ed un ridimensionamento dello spread BTp/Bund in area 306 punti base. Il differenziale potrebbe tornare a muoversi in modo significativo entro la serata di oggi, quando il Governo italiano presenterà a Bruxelles il progetto di Legge di Bilancio 2019.
Draghi sull'Italia: nessun rischio contagio
Tra le variabili da tenere in considerazione, le dichiarazioni del Fondo Monetario Internazionale, che ha reso non come il grosso dei detentori di titoli di stato italiani siano Spagna e Francia, mentre la Germania, più avvezza al concetto di rischio Paese, risulta tra le meno esposte. A questo si legano le dichiarazioni del governatore della Bce, Mario Draghi, che nel corso dell’IMF Annual Meeting di Bali ha reso noto come l’istituto centrale europeo non abbia preso in considerazione l’eventualità di un salvataggio dell’Italia e che non esista oggi un rischio contagio. Le decisioni relative alla politica di Quantitative Easing hanno vita autonoma e non interferiscono in alcun modo coi livelli di spread tra singoli paesi.
Secondo il Governatore, ogni stato membro deve giungere ad una situazione di compromesso e, questa volta, tocca all’Italia.