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Negli Emirati Arabi si riuniscono i rappresentanti dei paesi produttori di petrolio per discutere dei tagli sulla produzione
.Ad Abu Dhabi i principali produttori di petrolio OPEC e non-OPEC hanno iniziato a discutere sulle ragioni che alcuni paesi non sono stati così virtuosi nel rispettare gli accordi siglati a Vienna.
I paesi non membri del cartello OPEC (Russia, Messico, Oman, Azerbaijan, Kazakhistan, Malesia, Bahrain) non hanno mai raggiunto le quote di taglio prefissate. Nei primi tre mesi del 2016 la percentuale dei tagli era stata in media attorno al 50% salendo al 75% nel secondo trimestre. Livelli troppo bassi soprattutto per i sauditi che hanno da tempo sottolineato come la mancata aderenza agli accordi ha creato degli squilibri sul mercato
I paesi del cartello sono stati in assoluto i più virtuosi (eccetto l’Iraq) ma all’interno dell’OPEC stanno aumentando ancora le tensioni. Libia e Nigeria erano state escluse per la delicata situazione interna dei due paesi africani. Nonostante le difficoltà i paesi sono riusciti ad aumentare la produzione in modo straordinario arrivando su livelli veramente impensabili mesi fa (Nigeria vicina a 1,8 mln b/d e Libia obiettivo 1,2 mln b/d). C’è poi il dilemma Iran fuori dai tagli che produce 3,8 mln di barili al giorno e cerca di arrivare a 4 mln di barili al giorno.
Torneremo a scendere violentemente? Crediamo di no perché ci sono delle pressioni rialziste sui prezzi: un inaspettato aumento della domanda da parte di Cina e India, la crisi in Venezuela, il problema Qatar e il rallentamento della crescita dello shale oil.
Il meeting di Abu Dhabi può portare novità? Riteniamo che solamente un meeting straordinario dell’OPEC con nuovi tagli alla produzione e con un cap a Nigeria e Libia possa dare lo slancio ai prezzi per ritornare sui 60 dollari al barile. La riunione di Abu Dhabi porterà volatilità sul mercato ma non una chiara direzione di medio/lungo periodo.
Le nostre previsioni rimangono invariate su un petrolio che oscillerà tra i 46 e i 52 dollari al barile.
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