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I conservatori perdono la maggioranza, forte recupero dei laburisti guidati da Jeremy Corbyn.
Doveva essere una vittoria facile per la premier Theresa May, tanto che i sondaggi la davano fino a un mese fa avanti di circa 25 punti percentuali. E invece in sole 7 settimane tutto è cambiato. La leader conservatrice, che aveva indetto le elezioni anticipate per rafforzare la sua maggioranza in Parlamento (di 330 seggi su 650) in vista della partenza dei negoziati per la Brexit, ha subìto una sonora sconfitta. Non solo non è riuscita nel suo intento, ma ha addirittura perso la maggioranza di 326 seggi, aprendo a un "hung parliament" (parlamento appeso). Una doppia sconfitta, senza attenuanti.
Esulta invece il leader laburista, Jeremy Corbyn, una figura che sembrava non avesse le capacità di insidiare la posizione di forza della May, ma che a sorpresa è riuscito a colmare gran parte dell'enorme gap di partenza, recuperando terreno anche rispetto alla tornata di due anni fa.
Dietro questa disfatta si mascherano alcuni errori fatti in campagna elettorale dalla May, come la famigerata demetia tax. Anche i recenti attentati di Manchester e Londra vengono visti come il risultato di errori passati della May (durante il suo mandato da ministro dell'interno aveva ridotto la spesa per la sicurezza tagliando oltre 20 mila agenti di polizia).
Non possiamo, però, escludere che dietro questo risultato ci sia anche qualche ripensamento sulla Brexit da parte dell'elettorato, ora più consapevole sulle possibili conseguenze.
Cosa aspettarsi ora?
Gli scenari sono sostanzialmente due:
- coalizione o governo di minoranza;
- ritorno alle urne.
L'esperienza più recente di hung parliament è quella del 2010, con David Cameron che formò una coalizione con i Liberaldemocratici che durò sino al 2015. Questa soluzione non sembra essere praticabile al momento dato che il leader dei LibDem, Tim Farron, ha espressamente dichiarato di non essere disposto a nessuna alleanza. La May potrebbere perdere il voto di fiducia e l'incarico potrebbe passare a Corbyn. Anche qui, l'ipotesi di un governo di coalizione potrebbe tramontare subito.
La via di un ritorno alle urne rimane molto probabile. A guidare il partico conservatore potrebbe essere questa volta l'ex sindaco di Londra, Boris Johnson, acerrimo sostenitore della campagna pro Brexit.
L'incertezza politica è massima e non è una cosa da poco conto per un Paese non è abituato a simili risultati.
Proprio in tema Brexit, il risultato delle urne indebolisce la posizione del Regno Unito nei confronti della Ue a pochi giorni dalla partenza dei negoziati. Una situazione questa inimmaginabile solo fino a un mese fa.
Sui mercati a pagare il prezzo più caro è la sterlina, finita sotto pressione già subito dopo la pubblicazione degli exit polls, nella serata di ieri.
Il cambio GBP/USD oscilla intorno a 1,27, dopo aver aggiornato i minimi proprio dal 18 aprile scorso, giorno in cui la May annunciò le elezioni. Una chiusura oggi sotto tale livello potrebbe aprire a nuovi cali e riportare il cambio ad oscillare tra 1,23-1,25 nelle prossime settimane.
In recupero anche il cambio EUR/GBP, salito sopra 0,88 per la prima volta da gennaio scorso. Anche qui, una prosecuzione delle vendite sulla sterlina potrebbe riportare questo cross verso 0,90 nel breve termine.
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