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Era stato un esordio brillante per il gruppo svedese della musica in streaming. Spotify aveva aperto la prima seduta al New York Stock Exchange a 165,90 dollari per azione con una capitalizzazione di mercato di 29,5 miliardi di dollari (il prezzo di riferimento era pari a 132 dollari), diventando la terza più grande IPO del settore hi-tech dopo Alibaba e Facebook. Una quotazione particolare per il gruppo fondato in Svezia da Daniel Ek e Martin Lorentzon. E’ stata, infatti, una vendita di azioni esistenti senza emettere quindi nuove azioni.
Il risultato straordinario di Spotify in Borsa è legato al timing della quotazione arrivata in un momento di forti turbolenze per il settore tecnologico dopo lo scandalo del Datagate di Facebook che ha appesantito i corsi di tutte le imprese del comparto. Osservando l’andamento delle ultime tre settimane Amazon ha perso il 18%, Netflix il 17%, Google/Alphabet il 15% e Apple il 10%. Ovviamente il peggiore è Facebook con la perdita di 20 punti percentuali passando da 185 dollari (valore registrato il 19 marzo) a 150 dollari.
Già ieri tuttavia il titolo dopo l’esuberante avvio ha perso terreno seguendo il debole andamento dell’intero comparto tecnologico chiudendo la prima sessione a 149 dollari per azione. L’avvio della seconda seduta a New York è ancora molto debole a 140 dollari, in forte ribasso rispetto alle quotazioni del giorno precedente ma tuttavia ancora leggermente superiore al prezzo di riferimento.