Azioni Eni in forte rialzo, ottimismo per i contatti Putin-Trump
Il cane a sei zampe torna ai livello pre-lunedì nero e supera i 9 euro per azione, dopo indiscrezioni secondo cui i presidenti di Usa e Russia sarebbero in contatto per circoscrivere il crollo del prezzo del petrolio
Dopo che, in nottata, il prezzo del petrolio ha minacciato di scendere al di sotto dei 20 dollari al barile, il rimbalzo delle ultime ore ha portato con sé un’ondata di vendite sui titoli petroliferi, primo tra tutti sul listino italiano Eni, che ha guadagnato oltre il 5%.
Come sta succedendo al prezzo del petrolio?
A spingere al rialzo il prezzo del petrolio ha contribuito soprattutto una telefonata, annunciata già ieri, tra il presidente degli Stati Uniti Donald Trump e il presidente della Federazione Russa Vladimir Putin.
I due avrebbero discusso della possibilità di un incontro ufficiale tra i rispettivi funzionari dei dipartimenti dell’energia, per moderare la caduta libera del prezzo del greggio scatenata dall’aumento della produzione ad opera dell’Arabia Saudita – è la risposta di Riad al rifiuto, da parte della Russia, di continuare ad aderire ai tagli alla produzione stabiliti in sede Opec lo scorso dicembre.
Non è la prima volta che Trump cerca di fare da intermediario. Giorno dopo giorno, però, la posta in gioco si è fatta sempre più alta: la guerra dei prezzi rischia di deflagrare proprio nel momento in cui gli Stati Uniti devono fronteggiare l’aggravarsi dell’emergenza Covid-19, con relative conseguenze economiche.
Sono stati gli stessi produttori di petrolio ad appellarsi a Trump, messi in crisi sia dal drastico calo della domanda (tre miliardi di cittadini in tutto il mondo sono in lockdown: non viaggiano, non lavorano e non si spostano), sia dalla drastica svalutazione del greggio, che li costringe ad ammassare scorte che, almeno per le prossime due settimane, resteranno ferme.
L’unica soluzione per gli Usa, dunque, sembra essere stata quella di entrare a forza nelle vicende interne dell’Opec+, da una parte cercando una quadra con la Russia di Putin, dall’altra continuando a fare pressioni sul governo saudita, senza il cui placet di fatto nessuna decisione verrà mai adottata dall’Opec nella sua interezza. Secondo gli analisti, tra le ipotesi al vaglio degli Usa ci sarebbe quella di alleggerire le sanzioni sulle compagnie petrolifere russe, come Rosneft, per convincere Mosca a prendere parte alle trattative.
Come si stanno muovendo le azioni Eni?
Stamattina, le azioni Eni hanno osservato un rialzo dell’8,75%, per poi assestarsi intorno a quota 9 euro per azione.
Il titolo aveva subito nei giorni scorsi pesanti ribassi, vittima allo stesso tempo del calo della domanda di petrolio dovuta all’emergenza coronavirus e alla guerra dei prezzi tra Russia e Arabia Saudita, toccando un minimo (il 16 marzo) di 6,26 euro per azione.
Oggi invece ha recuperato i livelli raggiunti l’ultima volta all’inizio del mese, il 9 marzo, giorno in cui è crollato insieme alla maggior parte dei titoli di Piazza Affari nel momento in cui la Borsa di Milano ha registrato il suo minimo storico.
Quali altri titoli stanno osservando rialzi?
D’altra parte, per l’intero Ftse Mib quella di oggi è una sessione al rialzo, sulla scia dei dati macro arrivati dalla Cina (in lento e graduale ritorno ai ritmi quotidiani, dopo aver passato la fase più acuta della pandemia).
L’indice di Milano ha subito un calo a metà sessione dopo la pubblicazione dello studio di Confindustria secondo cui la crisi coronavirus costerà all’Italia il 6% del Pil 2020 – e ciò nell’ipotesi in cui la situazione inizi a tornare alla normalità entro maggio. Al momento, il Ftse Mib viaggia leggermente sopra la parità e guadagna lo 0,11%. A segnare il rialzo più forte è proprio Eni, insieme ad Atlantia (+6,43%) e Buzzi Unicem (+2,79%).
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