Bce: cosa attendersi dalla riunione di domani?
Le aspettative sono alte: 500 (forse di più) miliardi nel programma Pepp per sostenere l'economia dell'Eurozona. A rischio il rally dell’euro, che per ora si mantiene nei confronti del dollaro a 1,12
È previsto per domani il meeting della Banca centrale europea, ma già le aspettative dei mercati hanno fatto propria la possibilità che l’istituto di Francoforte proceda con un’espansione del programma di acquisto di obbligazioni comunitarie nell’ambito del Pandemic Emergency Purchase Program (Pepp) annunciato a marzo - quando la crisi economico-sanitaria scatenata dal coronavirus stava piegando l’economia europea e il bisogno di un’azione in grado di salvare i mercati dal collasso era più forte che mai.
Si parla di un incremento del programma da circa 500 miliardi di euro. Non c’è però ancora unanimità a tal proposito all’interno del Consiglio direttivo: secondo gli analisti, le probabilità che ciò accada sono al 60%. Morgan Stanley ipotizza persino che l’istituto di Francoforte possa arrivare a mille miliardi, così come Ubs, secondo cui una cifra del genere potrebbe essere annunciata nel meeting di luglio, mentre l’incremento di domani potrebbe arrivare a 750 miliardi.
Su quali basi si muove la Bce?
Già nelle scorse settimane la presidente della Banca centrale europea, Christine Lagarde, aveva rivisto al rialzo le stime sul calo del Pil dell’Eurozona. Messo definitivamente da parte il “best case scenario”, la numero uno di Francoforte ha parlato di una contrazione “tra l’8% e il 12%” nel 2020, mentre l’inflazione potrebbe toranre all’1,6% solo nel 2022: si tratta di valori centrali nella conferenza stampa di domani, in grado di giustificare un’espansione del genere sebbene non solo il Pepp sia già in corso d’opera, ma sia stato utilizzato meno di un terzo dei 750 miliardi previsti, secondo un'analisi di Bloomerg. Gli effetti di tale spesa saranno apprezzabili da Francoforte entro luglio-settembre.
Bloomberg sottoline inoltre il rischio nel momento in cui tale espansione non dovese realizzarsi: un pericoloso cambio di direzione che potrebbe riportare i mercati a sprofondare come quando, a inizio marzo, la prima conferenza stampa di Lagarde deluse l’Europa intera, annunciando di “non essere qui per chiudere gli spread”. Il Pepp, in effetti, è stato il bazooka con cui la Bce ha potuto riportare in vita i mercati, dopo quella conferenza stampa.
Novità sul Recovery Fund?
Che la notizia di un fondo da ulteriori 750 miliardi di euro (500 in sovvenzioni a fondo perduto e 250 in prestiti) sia stata una boccata d’aria fresca per le economie dell’Eurozona in Italia è stato palese già da oggi, con l’asta dei BTp a 10 anni in scadenza a dicembre 2030 conclusasi con un importo definitivo di 108 miliardi di euro: una domanda record che beneficia del programma di aiuti comunitario.
La stessa Lagarde ha accolto con soddisfazione la proposta franco-tedesca del Recovery Fund, aggiustata secondo le controproposte avanzate dai paesi dell’Europa del Nord, (i cosiddetti “frugali”) che premevano per lo più affinché gli aiuti arrivassero sotto forma di prestiti.
Eppure la strada verso le sovvenzioni comunitarie è ancora lunga: c’è bisogno dell’unanimità di tutti e 27 gli stati europei e si stima che i primi finanziamenti arriveranno non prima del 2021.
Cosa significa per l'euro?
Una misura così espansiva potrà condurre a pressioni ribassiste sull’euro. Già oggi il cambio EUR/USD si è indebolito, scendendo sotto la soglia di 1,12 verso la metà della sessione – salvo poi risalire, al momento in cui si scrive, a quota 1,1218. Continua a salire invece il cross EUR/GBP, che viaggia a quota 0,8930.
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