Blocco Gasdotto Nord Stream 1, prezzi del gas risalgono fino a €270/MWh
La chiusura dell’infrastruttura, annunciata nel fine settimana, ha aumentato i timori degli investitori sui rischi di recessione per le economie europee. Mercati azionari in rosso, eurodollaro sui minimi da 20 anni.
Il caso
Gazprom, la compagnia energetica russa che gestisce il gasdotto Nord Stream 1, ha notificato che interromperà i flussi di gas verso l’Europa per un periodo di tempo indeterminato. La giustificazione è la cara e vecchia manutenzione alle turbine dislocate lungo tutto l’impianto e indispensabili per garantire la pressione necessaria ad un corretto flusso del gas naturale.
A causa di ciò, questa mattina le quotazioni del gas sulla piattaforma TTF di Amsterdam risalgono e toccano i €270/MWh nonostante si fossero raffreddate parecchio negli ultimi giorni della settimana scorsa scendendo fino a quota €220/MWh.
Lo stop “indefinito” arriva dopo una recentissima interruzione dei flussi di gas, programmata in anticipo, e che è durata dal 31 agosto al 2 di settembre. Nonostante ciò, il gasdotto era già stato bloccato una decina di giorni durante il mese di luglio mentre i flussi di gas naturale erano stati ridotti al 20% della capacità totale di trasporto.
A questo punto, non sembra ci siano più dubbi riguardo alle strategie del Cremlino. Infatti, le accuse mosse dai paesi occidentali riguardo ad un interruzione strategica delle forniture sembrano molto fondate.
A supporto di ciò, vi è il fatto che l’annuncio arriva proprio quando l’Unione Europea si stava muovendo speditamente verso un effettivo strumento per porre un tetto ai prezzi di petrolio e gas provenienti da Mosca, così da frenare la crescita delle pressioni inflazionistiche e dei costi per le imprese.
Non ultimo, ulteriori misure di calmieramento dei prezzi energetici verranno discusse nella riunione straordinaria fissata per il 9 di settembre dove i ministri dell’energia europei discuteranno su uno stop del trading di derivati su gas e petrolio, e su un disaccoppiamento (decoupling) dei prezzi dell’energia elettrica da quelli del gas naturale.
Ulteriori difficoltà in vista
Dunque, la situazione energetica dell’Europa si complica di giorno in giorno principalmente a causa delle azioni russe, volte a fiaccare le economie europee sul lato energetico.
Tuttavia, a complicare la situazione si è ora aggiunta anche la Norvegia (che non è un membro dell’UE) e che ha recentemente superato la Russia in termini di esportazioni di gas naturale verso il Vecchio Continente.
Questa ha infatti annunciato che sarà costretta a ridurre la quantità di gas verso l’Europa - per tutto il mese di settembre - a causa della manutenzione di circa 13 giacimenti e impianti di lavorazione.
L’attuale crisi energetica potrebbe dunque aggravarsi parecchio con le quotazioni del gas che potrebbero facilmente tornare ai massimi della settimana scorsa ben oltre i €300/MWh.
La crisi energetica pesa sull’euro e sulle Borse
Infine, anche il cambio EUR/USD scivola al livello più basso da 20 anni nella settimana della riunione della BCE sui tassi toccando un minimo intraday a 0,9878 per poi rimbalzare e riportarsi sopra la resistenza di 0,99.
Infatti, la moneta unica è in forte difficoltà e potrebbe generare un ulteriore aggravio per i paesi membri dell’UE a causa dell’aumento delle spese di importazione delle materie prime energetiche.
Anche le Borse aprono in rosso con lo STOXX Europe 600 che a metà seduta cede il 2% seguito dal DAX che perde il 2,3% mentre il FTSE MIB è in ribasso del 2,2% a 21.435 punti.
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