Brexit: Corte Suprema, chiusura del parlamento è illegale
Westminster riaprirà i battenti già domani. La mossa con cui Boris Johnson ha sospeso i lavori delle Camere è stata giudicata “illegale, vuota e senza effetti”
La sospensione dei lavori al parlamento britannico è illegale: lo ha stabilito la Corte Suprema britannica, con una decisione dalle molteplici implicazioni. John Bercow, lo speaker dei Comuni, ha dichiarato che i parlamentari potranno tornare a lavoro già domani, mentre dall’opposizione si invocano le dimissioni del premier Boris Johnson.
Lady Hale, presidente della Corte suprema, nel dare lettura della sentenza ha dichiarato: “Il consiglio del primo ministro alla Regina di sospendere il parlamento è illegale, vuoto e privo di effetti”. La decisione di sospendere le Camere, continua la Corte, avrebbe “impedito” al Parlamento di portare avanti le sue funzioni costituzionali, tutto ciò senza una giustificazione.
La decisione segue tre giorni di intense audizioni sul caso. Inizialmente la questione è stata esaminata da un punto di vista procedurale: la Corte d’Appello scozzese (dopo il rifiuto dell’Alta Corte inglese) si è consultata internamente per stabilire se la decisione del premier Johnson, che include prerogative reali e residuali, fosse sindacabile dalla Corte. Una volta stabilità l’autorità legale di intervenire, la dichiarazione di illegalità della manovra è arrivata all’unanimità dagli 11 giudici della Corte.
Come hanno reagito i protagonisti?
Davanti alle accuse di aver “raggirato la Regina” (il processo di sospensione del parlamento parte sempre da un atto della Regina, che agisce su consiglio del primo ministro) e agli inviti a presentare le dimissioni, Boris Johnson non ha ancora rilasciato dichiarazioni. Il primo ministro si trova a New York, dove ha partecipato all’assemblea generale delle Nazioni Unite sul clima, ma presumibilmente già domani sarà di ritorno a Londra. Nel frattempo, il leader laburista Jeremy Corbyn ha anticipato la chiusura della conferenza annuale del partito laburista, a Brighton, anche lui per far ritorno a Londra. Per Corbyn, conseguenza naturale della decisione dovrebbero essere le dimissioni dell’attuale governo.
Da dove è iniziato tutto?
Il leader conservatore aveva dato il via al processo per la sospensione dei lavori a Westminster a fine agosto. La decisione ha di fatto chiuso il parlamento per settimane – un periodo tempo particolarmente esteso, anche rispetto alla prassi: nei piani di Johnson sarebbe dovuto durare fino al 14 ottobre.
Boris Johnson dovrà dunque tornare a vedersela con lo zoccolo duro dell’opposizione alla Brexit. Se la motivazione ufficiale per il blocco dei lavori era stato addotto alla necessità di garantire più tempo al parlamento per concentrarsi su temi impellenti (uno su tutti, la riforma del sistema sanitario nazionale), di fatto l’intenzione, e il risultato, è stato impedire al parlamento di votare sull’accordo per l’uscita del Regno Unito dall’Unione Europea. Le camere infatti avrebbero dovuto riaprire solo due settimane prima del 31 ottobre.
Le conseguenze sui mercati
Già pochi minuti dopo la decisione della Corte, il cambio Gbp/Usd ha registrato un netto rafforzamento, arrivando alla soglia di 1,25. In recupero anche la sterlina verso euro, con il rispettivo cambio sceso a 0,88.
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