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Brexit: per l’Osce Pil Uk destinato a diminuire anche in caso di accordo

Secondo l’Organizzazione per lo Sviluppo e la Cooperazione Economica, la crescita del Regno Unito rallenterà almeno fino al 2021. Scenario incerto per via di Brexit e guerra commerciale

Brexit Fonte: Bloomberg

Secondo l’Organizzazione per lo Sviluppo e la Cooperazione Economica (Osce), che vi sia un accordo a disciplinare la Brexit o meno comunque la situazione non cambierà per il Pil britannico: sembra infatti che sia destinata a scendere a circa l’1%.

Cosa ha detto l’Osce?

Secondo il rapporto sulla crescita globale, pubblicato stamattina dall’Organizzazione, infatti, in caso di Brexit entro il 31 gennaio (dunque con un accordo negoziato da Johnson, in caso di vittoria alle prossime elezioni del 12 dicembre, e approvato dal nuovo Parlamento), il Pil britannico nel 2020 rallenterà rispetto all’1,2% registrato quest’anno, per ritornarvi solo nel 2021. Il prospetto prende in considerazione l’eventualità di un’uscita ordinata del Regno Unito dall’Ue e un periodo di transizione fino al 2021

Peggio ancora in caso di mancato accordo: qualora il Regno Unito dovesse lasciare l’Unione Europea senza un accordo, infatti, il Pil in tre anni diminuirebbe di oltre il 3% (a fronte di una media europea dello 0,6%). Tale calo sarebbe dovuto soprattutto alle turbolenze che un’eventualità del genere scatenerebbe sui mercati finanziari.

L’Osce sottolinea inoltre la particolare posizione del Regno Unito di per sé, esposto sia alle turbolenze provenienti dal continente, sia a quelle provenienti da oltreoceano: il riferimento è alla guerra commerciale tra Cina e Stati Uniti, le cui ricadute interessano i mercati globali nel complesso.

Chi vincerà le elezioni di dicembre?

Nel frattempo, i britannici si preparano a tornare al voto. Le elezioni sono fissate per il 12 dicembre e la campagna elettorale già è partita. Stando agli ultimi sondaggi, con il 44% dei consensi il partito Conservatore sarebbe in vantaggio sui laburisti (28%) di buoni 16 punti percentuali, mentre Liberaldemocratici e Brexit Party perdono ciascuno quattro punti rispetto agli ultimi dati, che li vedevano rispettivamente al 16% e 3%.

I mercati reagiranno presumibilmente bene a tanta sicurezza. Una vittoria dei Conservatori significherebbe infatti una maggioranza in Parlamento più forte e stabile, abbastanza per far passare l’accordo sulla Brexit già negoziato in sede europea nelle scorse settimane – tutt’al più emendato in maniera tale da riflettere la nuova composizione di Westminster, ma una maggioranza conservatrice dovrebbe riuscire a garantire che non venga snaturato. Non a caso, sono pochi i cittadini disposti a rischiare un altro “hung Parliament”, senza una maggioranza definita.

D’altra parte, proprio la Brexit è l’argomento principale che sta caratterizzando la campagna elettorale del partito di Boris Johnson: essendo anche quello che più sta a cuore ai cittadini britannici, il successo è comprensibile. Al contrario, i Laburisti di Jeremy Corbyn coprono una gamma di argomenti più larga, primo fra tutti la riforma del sistema sanitario nazionale – ma una fetta rilevante è riservata anche all’educazione e al settore scolastico in generale.

Come si è mossa la sterlina

Tra i dati non troppo rassicuranti dell’Osce da una parte e sondaggi elettorali che vedono la questione della Brexit al primo posto, la sterlina si conferma particolarmente volatile. Il cambio EUR/GBP si assesta a 0,85, in rialzo solo da poco dopo aver perso lo 0,26% da stamattina. La coppia valutaria GBP/USD al contrario guadagna lo 0,21%, a 1,30.

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