Brexit e covid: quali effetti sull’andamento dell’euro-sterlina?

Sarà un Natale dal profilo basso nel Regno Unito. L’annuncio di una variante del covid-19, in grado di diffondersi molto più velocemente (è fino al 70% più contagiosa del virus così come l’abbiamo conosciuto finora), ha bloccato il traffico di persone e merci in entrata e in uscita dall’UK, che nel frattempo si avvia di nuovo verso un lockdown duro.

Il tutto mentre Londra e Bruxelles ancora non raggiungono un accordo sulla Brexit, che avverrà il prossimo 31 dicembre, e i tir sulla Manica sono ancora bloccati, dopo che la Francia ha chiuso il confine per 48 ore non solo alle persone, ma anche alle merci.

Al recupero della sterlina non bastano i buoni dati macro

Poco prima dell’inizio della sessione europea, il dato macro sul prodotto interno lordo del Regno Unito nell’ultimo trimestre ha contribuito a spingere leggermente al rialzo la sterlina – rialzo che tuttavia non è durato: al momento il cambio euro-sterlina viaggia a 0,91 mentre il dollaro-sterlina scende a 1,340.

Nel periodo giugno-settembre il Pil britannico è aumentato del 16% rispetto al secondo trimestre, mentre rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente perde l’8,6%.

Segno di un’economia in ripresa nel periodo estivo, caratterizzato dall’allentamento delle misure restrittive, e che allunga un’ombra minacciosa sulle prospettive per il quarto trimestre – quando anche il Regno Unito, come il resto d’Europa, ha dovuto fronteggiare la seconda ondata di contagi, tentando a tutti i costi di salvare almeno la stagione natalizia e fallendo, con la nuova variante che ha di nuovo costretto alla chiusura totale.

Segnali di ottimismo sul fronte Brexit?

Nel frattempo, proseguono le trattative per la Brexit. Ieri in tarda sessione Usa è arrivata la notizia secondo cui il premier britannico Boris Johnson avrebbe lanciato una nuova offerta per negoziare i diritti di pesca (secondo cui l’Unione potrebbe ripagare al Regno Unito solo il 35% del valore della sua attività di pesca in acque britanniche durante un periodo di transizione di cinque anni).

“La chiave è Parigi”, ha dichiarato una fonte diplomatica al Guardian, confermando un livello di scetticismo ancora alto circa la possibilità di raggiungere un accordo entro poco più di una settimana.

La situazione resta dunque incerta, ma gli analisti tendono a considerare la possibilità di un accordo entro la fine dell’anno. Ieri Citigroup ha confermato previsioni che vedono un accordo probabile all’80%, mentre gli esperti di Credit Agricole sono più prosaici: a dispetto di quanto accadrà sul fronte Brexit, la crisi pandemica e la transizione all’autonomia dall’UE impatteranno comunque negativamente sulla crescita economica nel 2021.

Come sta reagendo il cambio euro-sterlina?

Dopo un dicembre da record nei confronti del dollaro, durante il quale il cable ha raggiunto quota 1,362 (come non succedeva dall’aprile 2018) a causa della forte debolezza del biglietto verde, ieri la sterlina è tornata a perdere terreno nel momento in cui è iniziata a circolare la notizia della nuova variante di covid-19, perdendo circa il 2% nei confronti del dollaro a 1,323.

Dopo un timido tentativo di recupero, nelle ultime ore, al momento il cambio GBP/USD continua a viaggiare in ribasso e segna 1,340, in calo dello 0,36%.

La divisa del Regno Unito perde terreno anche nei confronti dell’euro. Al momento il cambio euro-sterlina viaggia a quota 0,9120, seppure entrambe le valute siano pressate dalla rinnovata richiesta di dollari da parte degli investitori, preoccupati dalle incertezze a livello sanitario.

Non solo: ad aiutare al rialzo i biglietto verde contribuisce anche l’approvazione da parte del Congresso Usa di un pacchetto di stimoli fiscali (982 miliardi di dollari), su cui democratici e repubblicani erano bloccati dalla scorsa estate.