Caixabank-Bankia, Intesa Sanpaolo-Ubi. Cosa sta succedendo al settore bancario Europeo?
La crisi economica post pandemica, i tassi rasenti lo zero della BCE, l’incubo recessione: in Europa gli istituti di credito diventano sempre meno e sempre più grandi
- Alle 16:30 le azioni Bankia perdono il 4,20%, le azioni Caixabank scendono dell’1,84%
- Settore bancario in difficoltà anche sul Ftse Mib: azioni Intesa Sanpaolo -1,38%
- Entro il prossimo anno attesa nuova fusione nel Vecchio Continente tra UBS e Credit Suisse
Quella appena trascorsa è stata un’estate movimentata sul settore bancario in Europa. In un contesto di crisi economica post- pandemico la Banca centrale europea, concentrata sulla ripresa economica, continua a mantenere i tassi rasenti lo zero: un tentativo di favorire l’accesso al credito e, dunque, di rilanciare l’economia reale, che però lascia poco margine di manovra ai singoli istituti di credito.
In tale contesto storico, la via delle fusioni sembra la più rapida non solo in vista di rapidi profitti, ma anche per risparmiare sui costi – ed è esattamente la direzione in cui la Banca centrale di Francoforte sta spingendo.
L’ultima, in ordine di tempo, è la fusione Caixabank-Bankia, in Spagna. In Italia invece le ultime settimane di luglio sono state dominate dall’affaire Intesa Sanpaolo-Ubi Banca, mentre oltralpe si inizia a parlare di un avvicinamento tra UBS e Credit Suisse.
In Spagna: l’operazione Caixabank-Bankia
Se ne parlava dall’inizio di settembre, all’inizio di questa settimana il processo ha ricevuto una forte accelerazione e, ieri, i due consigli di amministrazione di Caixa Bank e Bankia hanno deliberato: via alla fusione. Nasce così la più grande banca spagnola nazionale, con un valore totale di 664 miliardi di euro, che scavalca così i colossi (più attivi però a livello internazionale) Banco Santander (335 miliardi di euro) e Bbva (419 miliardi).
L’operazione avverrà totalmente su carta, tramite un accordo di acquisto azionario che ha valutato Bankia 4,3 miliardi di euro. Più che fusione, dunque, sarebbe più corretto parlare di un’acquisizione da parte della ben più colossale Caixabank, la quale ha offerto un valore di concambio di 0,6845 nuove azioni ordinarie Caixabank per ogni azione Bankia, con un premio del 20% per le operazioni effettuate prima del 3 settembre (giorno in cui è stata data ufficialmente la notizia).
I timori più grandi sull’operazione riguardavano una possibile opposizione di autorevoli voci in capitolo: quella della Fondazione bancaria La Caixa, che detiene il 40% di Caixabank, e quella dello stesso governo spagnolo, con il Ministero dell’Economia che detiene quasi il 62% di Bankia – dopo il salvataggio nel 2012.
Alla luce dei nuovi accordi, lo stato spagnolo deterrà il 14%del nuovo gruppo bancario, un colosso che entro il 2023 si è ripromesso sinergie per un totale di 770 miliardi di euro.
“Con questa operazione diventeremo la banca spagnola leader in un momento in cui è più necessario che mai creare entità di dimensioni significative, contribuendo così a supportare i bisogni delle famiglie e delle aziende e di rinforzare il sistema finanziario”, è il commento dell’amministratore delegato di Bankia, Jose Ignacio Goirigolzarri.
In Svizzera: UBS-Credit Suisse al bivio?
Fuori dalla zona euro e dall’Unione Europea, ma strettamente interconnesso al sistema bancario di quest’ultima, i rumors di un fusione tra la banca di investimento svizzera UBS e il gruppo Credit Suisse sono arrivati fino a Bruxelles.
È di lunedì scorso la notizia secondo cui l’amministratore delegato di UBS, Axel Weber, si sarebbe incontrato con il ministro delle Finanze svizzero Ueli Maurer e con il suo omologo di Credit Suisse, Urs Rohner, per una fusione che potrebbe avere luogo entro il prossimo anno.
In Italia: il matrimonio Intesa Sanpaolo – Ubi Banca
Infine, merita attenzione il caso italiano dell’offerta pubblica di scambio (successivamente diventata di acquisto e scambio) lanciata lo scorso febbraio da Intesa Sanpaolo a Ubi Banca e divenuta realtà lo scorso luglio, quando l’istituto di Ca’ de Sass ha portato in adesione il 90,21% degli azionisti Ubi.
L’offerta, inizialmente bollata come “ostile” dal Patto degli Azionisti Ubi, ha infine ottenuto un successo oltre ogni aspettativa. Agli azionisti Ubi sono state offerte 17 azioni Intesa Sanpaolo ogni 10 Ubi Banca e 0,57 euro cash. Lo scorso 11 settembre si è conclusa anche l’opa residuale e Intesa è arrivata a detenere il 98,9% dell'istituto di Bergamo e Brescia e potrà quindi arrivare al 100%, diventando unica proprietaria senza soci di minoranza.
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