Cina-Usa: raggiunta fase uno dell’accordo commerciale, stop aumento dazi
Importazioni agricole, servizi finanziari e proprietà intellettuale al centro delle discussioni. Probabile firma tra quattro settimane in Cile
Non è esattamente il risultato che i mercati si aspettavano, ma è pur sempre un risultato: venerdì sera Cina e Stati Uniti hanno raggiunto un accordo commerciale, seppur limitato, che ha scongiurato il rialzo delle tariffe sui prodotti cinesi previsto per martedì.
Cosa prevede l’accordo commerciale?
Termini e condizioni non sono ancora del tutto chiari. Il presidente degli Stati Uniti Donald Trump e il vice premier cinese Liu He hanno trovato un’intesa per quella che Trump ha definito la “Fase Uno” dell’accordo. Le conclusioni riguardano tre settori principali: esportazioni agricole, apertura dei servizi finanziari cinesi agli investimenti esteri e regolamentazione della proprietà intellettuale, dopo la questione del trasferimento di know-how estero alle aziende cinesi come presupposto per l’entrata nel mercato cinese.
Si tratta tuttavia di accordi limitati e ancora non ufficiali. Per la firma bisognerà infatti aspettare il vertice Apec (Asia-Pacific Economic Cooperation, l’incontro delle economie che affacciano sul Pacifico), che si terrà a Santiago del Cile il 16 e 17 novembre 2019. I ministri delle Finanze dei paesi che si apprestano a partecipare all’incontro iniziano oggi una due giorni per preparare il terreno al summit di novembre. L’anno scorso le discussioni verterono sulla guerra valutaria, con la Cina che continuava a svalutare lo yuan in risposta agli aumenti dei dazi da parte degli Usa. Fu la prima volta dal 2000 in cui, a fine summit, non venne rilasciato alcun comunicato congiunto. Quest’anno le prospettive non solo sembrano più rosee, ma potrebbero anche portare a una conclusione della guerra commerciale tra le due super potenze.
Trump ha comunque rassicurato i cittadini statunitensi su twitter: l’accordo prevede che la Cina riprenda ad acquistare i prodotti statunitensi immediatamente (le indiscrezioni parlano di 40/50 miliardi di dollari di beni), senza dover aspettare quattro settimane per la firma – un messaggio importante per i produttori agricoli statunitensi. Allo stesso modo, effetti immediati si attendono anche sul fronte dei servizi finanziari: in cambio di una ripresa dell’import, sembra infatti che Pechino abbia chiesto un ridimensionamento del processo di apertura al mercato estero, che dunque presumibilmente non sarà totale.
Quali sono gli effetti immediati?
Il primo, grande risultato del mini-accordo è aver evitato il rincaro della tariffe doganali previsto per martedì, quando sarebbero passate dal 25 al 30% su prodotti per un valore totale di 250 miliardi di dollari.
L’effetto tampone è bastato per imprimere una spinta ai mercati, che stamattina hanno chiuso in positivo: ad eccezione della Borsa di Tokyo, oggi chiusa per festività, tra le asiatiche Shangai ha registrato +1.15% e Hong Kong (Hong Kong Exchanges and Clearing Ltd) + 0,84%; dagli Usa i volumi saranno più contenuti i a causa delle celebrazioni per il Columbus Day.
In avvio della settimana borsistica non particolarmente mosso USD, che si assesta su 108,25 yen, mentre il cambio EUR/USD ammonta a 1,1035. Il mercato valutario sconta la vaghezza del mini-accordo commerciale tra Cina e Stati Uniti, che agli occhi degli analisti ha un valore “più simbolico che sostanziale, e potrebbe essere descritto meglio come una ‘tregua temporanea nella guerra commerciale”, come spiega Ray Attrill, a capo della divisione Forex Strategy presso la National Australia Bank.
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