Coronavirus, crolla l’indice ZEW tedesco. Listini europei contrastanti, Piazza Affari in cauto rialzo
Il sentiment degli industriali europei sconta in pieno l’impatto economico della pandemia di Covid-19 e si prepara alle perdite nel settore. Slitta la riunione dell’Ecofin, mentre gli indici attendono ulteriori decisioni dall’Ue
Fallisce il rimbalzo delle Borse europee. L’unica a mantenersi in area positiva è Piazza Affari, ma l’emergenza coronavirus non sembra mollare la presa: in Italia oggi i decessi hanno superato quota duemila, sebbene il numero dei nuovi contagi faccia ben sperare – 2.470, in calo rispetto a ieri, che portano il numero complessivo dei contagi a 23.073.
Parte da oggi la chiusura della frontiere esterne dell’Unione Europea, nel tentativo di contenere il diffondersi del virus, che durerà per 30 giorni. Intanto, anche gli altri paesi iniziano a mobilitare risorse economiche: dopo i 25 miliardi di euro annunciati dall’Italia, il ministro delle Finanze francese, Bruno Le Maire, ha annunciato interventi in grado di sbloccare 45 miliardi di euro.
Cosa stanno facendo i vertici Ue per contrastare il coronavirus?
Oggi doveva essere la giornata dell’Ecofin, la riunione dei ministri dell’Economia e della Finanze dei 27, invece ieri sera è stato annunciato un rinvio della riunione a venerdì 20. L’incontro, che generalmente segue l’Eurogruppo (riunito lunedì, sempre in teleconferenza, ma che sembra essersi dilungato), sarebbe slittata in seguito al cambio dell’agenda europea dovuta proprio all’emergenza coronavirus. Previsto per domani un incontro, sempre in via telematica, tra i capi di stato e di governo dell’Eu.
All’ordine del giorno dell’Ecofin avrebbero dovuto esservi le azioni allo studio dei diversi ministeri del Tesoro, per esaminare e varare un pacchetto di misure coordinate a livello comunitario per rispondere alla pandemia.
Cosa prevede l’indice Zew ai tempo del coronavirus?
Intanto, a fornire una fotografia della situazione economica in cui versa l’Unione Europea oggi è l’indice prospettico Zew, stilato dal Zentrum für Europäische Wirtschaftsforschung (il centro europeo per le previsioni economiche) che segnala il sentiment degli investitori istituzionali tedeschi. L’indice sottolinea un drastico crollo della fiducia degli investitori a marzo: gli analisti avevano previsto già un forte calo, dall’8,7 di febbraio a – 26,4 (ben al di sotto dello zero, la soglia tra una dato positivo o negativo per l’euro), ma il risultato finale è stato pari a - 49,5. Il cambio EUR/USD è sceso a quota 1,1034.
Un tracollo che sconta in pieno il risvolto del coronavirus sull’economia europea. Dopo l’Italia, primo paese in cui si è sviluppato il focolaio dell’epidemia in Europa, anche Spagna, Francia e Germania hanno infatti adottato nelle ultime ore misure di lockdown, con ripercussioni sulla produzione industriale dalla durata ancora incerta: si stima che il picco dell’epidemia possa arrivare tra pochi giorni in Italia – che diventeranno settimane nel resto d’Europa – ma ancora non è chiaro fino a quando verranno mantenute le misure.
Cosa ha causato il coronavirus nell’industria europea?
D’altra parte, il mondo dell’industria sta correndo ai ripari già da tempo. Nel settore automotive, l’ultimo ad aver annunciato una chiusura temporanea degli impianti, stamattina, è il colosso tedesco Volkswagen, stabilendo la sospensione entro la fine di questa settimana per gli impianti in Spagna, Slovacchia e Italia. Solo ieri l’italo-americana Fiat-Chrysler ha disposto la chiusura degli impianti fino al 27 febbraio, sia in Italia (Melfi, Pomigliano, Cassino, Mirafiori, Grugliasco e Modena) sia in Serbia e Polonia, per rispondere sia all’emergenza sanitaria, sia al calo della domanda. Idem in Francia per Peugeot, Citroen e Renault.
Come hanno reagito gli indici?
Al tentativo di rimbalzo in apertura degli indici europei si contrappongono a metà seduta leggeri ribassi per tutti i listini – ad eccezione dell’Ibex e del Ftse Mib, rispettivamente in rialzo dell’1,8% e dell’1,14%.
Quanto agli altri, il Dax viaggia in ribasso dello 0,94%, il Cac dello 0,55% e Londra perde l’1,07%.
I listini fanno fatica a segnare rialzi soprattutto dopo il crollo delle ultime ore su Wall Street, che non vedeva ribassi come quelli di ieri dal 1987. Ieri in chiusura il Dow Jones ha chiuso in ribasso di oltre il 12%, al pari dell’S&P 500 e del Nasdaq: a nulla sono serviti l’ulteriore taglio dei tassi e le misure di Quantitative Easing disposti dalla Federal Reserve domenica sera, quando ha portato il costo del denaro a una forbice compresa tra 0 e 0,25%.
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