Crisi energetica, gas e petrolio in crescita
I prezzi delle materie prime energetiche sono tornati a crescere ponendo seri interrogativi riguardo alla sostenibilità economica dei paesi europei.
Questa mattina tornano in aumento i prezzi delle materie prime energetiche, gas naturale e petrolio, dopo la leggera flessione in apertura di seduta. In particolare, il gas naturale sulla piattaforma Ttf di Amsterdam guadagna il +2,5% e tocca i €276/MWh mentre il Brent, dopo una breve fase di incertezza, supera la soglia psicologica dei $100/barile mostrando un incremento del +1,44%, per poi ripiegare a $99/barile.
L’aumento dei prezzi del gas naturale è dovuto principalmente alla recente notizia da parte di Gazprom della chiusura del gasdotto Nord Stream 1, situato nel Baltico, dal 31 agosto al 2 settembre per lavori di manutenzione.
Per quanto riguarda il petrolio, invece, l’incremento (che risolleva le quotazioni dell’oro nero, scese ai minimi dall’invasione dell’Ucraina dello scorso febbraio) è dovuto all’annuncio da parte di alcuni paesi membri dell’OPEC+, capitanati dall’Arabia Saudita, di un possibile taglio alla produzione di greggio a causa dei timori di un calo della domanda in Europa fomentato dalle aspettative di un imminente recessione.
Le quotazioni elevate aumentano le chance di una recessione in Europa
Non sorprende dunque che all’aumento dei prezzi di gas e petrolio i mercati abbiano reagito negativamente con le principali piazze finanziarie che hanno perso quasi tutti i guadagni conquistati nel mese di agosto.
Infatti, l’aumento dei prezzi delle materie prime energetiche si rifletterà soprattutto nella crescita delle pressioni inflazionistiche dei prossimi mesi, principale preoccupazione per gli investitori, e comporterà ulteriori difficoltà per la Banca Centrale Europea che non potrà offrire un adeguata difesa mediante i propri strumenti di politica monetaria.
La BCE si trova con limitate possibilità di azione a causa dei fondamentali indeboliti delle principali economie europee che mostrano elevati livelli di inflazione e scarsa crescita economica. Un aumento aggressivo dei tassi di interesse potrebbe dunque aggravare la situazione e portare i paesi europei in una profonda recessione nel breve termine.
Le previsioni
In conclusione, crediamo che, alla luce delle attuali tensioni geopolitiche (lungi dall’essere risolte), i prezzi delle materie prime - in particolare quelle energetiche - rimarranno elevati per tutto il secondo semestre del 2022 e per la prima parte del 2023.
Infatti, allo scompenso tra domanda e offerta post-pandemia si sono aggiunte le incertezze dovute alla crisi in Ucraina che stanno ponendo serie difficoltà per quanto riguarda gli approvvigionamenti verso l’Europa.
Infatti, nonostante le misure prese da Bruxelles per frenare la crisi energetica (diversificazione delle forniture, aumento delle scorte e razionamento dei consumi), i prezzi di petrolio e gas resteranno elevati ancora per molto anche se potrebbero mostrare una forte volatilità nei mesi a venire.
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