Crisi energetica, gas sotto i €100/MWh

Il caso

I prezzi dei contratti futures con sottostante il gas naturale, quotati sulla piattaforma TTF di Amsterdam e usati come benchmark, sono scesi ben sotto la soglia dei €100/MWh, un livello che non si vedeva da metà giugno scorso.

Ieri, infatti, le quotazioni hanno toccato un minimo di €93,35/MWh mentre oggi sono risalite leggermente fino a €95,28/MWh. I prezzi sono dunque crollati del 70% rispetto al picco di agosto dove avevano raggiunto quasi i €350/MWh mentre hanno perso il 20% da venerdì scorso. Anche nel Regno Unito i prezzi dei contratti con consegna a novembre sono crollati del 15% fino a £1,72/thm.

Nonostante ciò, le quotazioni dei futures sul gas sono comunque a livelli decisamente più alti rispetto al range compreso tra i €20-€40/MWh in cui erano rimasti negli scorsi dieci anni.

Tuttavia, i contratti con scadenza nel primo trimestre 2023 sono scesi solo del 6% a €142/MWh, molto meno rispetto a quelli con consegna più ravvicinata. Alcuni investitori temono infatti che il prossimo inverno potrebbe essere ancora più difficile vista la probabile ulteriore riduzione dell’esportazioni di gas russo e lo svuotamento delle scorte negli impianti di stoccaggio, che nei primi sei mesi di quest’anno non hanno avuto problemi di riempimento.

Le cause del calo dei prezzi

I motivi che possono spiegare il crollo delle quotazioni sono diversi: il primo, inaspettato, è il clima particolarmente mite che ha permesso di ridurre drasticamente la domanda di gas per fini di riscaldamento. Se questo caldo anormale dovesse persistere sarebbe sicuramente un vantaggio per il Vecchio Continente che potrebbe addirittura ripensare le sue strategie per il razionamento del gas in programma per questo inverno.

Tuttavia, anche l’aumento record delle scorte di gas, che hanno toccato oltre il 90% di riempimento negli impianti, hanno permesso di ridurre considerevolmente le pressioni rialziste sui prezzi, la cui componente speculativa era molto elevata.

Non ultimo, l’Unione Europea ha deciso di porre un tetto ai prezzi del gas naturale - anche se non sono per niente chiari i meccanismi - ma non è ancora possibile prevedere l’effetto che questa misura avrà sui prezzi in quanto vi è ancora poco di certo.

L’UE ha inoltre dichiarato che questo inverno ridurrà i consumi della materia prima di circa il 15% per cercare di ridurre le pressioni sulla domanda.

Tutto questo, combinato, ha permesso di portare al ribasso le quotazioni del gas naturale. Tuttavia, ora i leader europei stanno già pensando al prossimo anno - prevedendo un continuo deterioramento delle relazioni geopolitiche con Mosca - con le forniture di gas russo che nel 2022 si sono quasi azzerate (dal 40% del 2021 al 9% odierno) mentre i gasdotti Nord Stream 1 e 2, situati nel Mar Baltico, sono stati messi in uno stato di chiusura indefinita (uno a causa di un sabotaggio, l’altro non è ancora stato completato).

Nonostante ciò, la diversificazione delle importazioni di gas da parte dell’Unione Europea, in particolare grazie al gas naturale liquefatto (LNG) importato dal Qatar e da altri paesi, dovrebbe consentire di mantenere stabili gli approvvigionamenti anche nel 2023. In conclusione, le politiche di riduzione del consumo, il clima favorevole e l’aumento delle scorte dovrebbero consentire di mantenere i prezzi a livelli ragionevoli anche per il prossimo anno.

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