Dow Jones e S&P in rialzo, la minaccia di Trump non spaventa i mercati
Richieste di disoccupazione in calo, ma ancora sopra i livelli record di 800 mila a settimana. Per il presidente Usa i sussidi fiscali dovrebbero ammontare a oltre il doppio di quanto previsto dalla proposta del Congresso
Per il presidente Usa Donald Trump il piano di sussidi fiscali varato ieri dal Congresso con una proposta bipartisan è “una vergogna”: la firma del Tycoon non è dunque affatto scontata.
Nel frattempo i nuovi dati sulle richieste di disoccupazione settimanali mostrano un lieve calo, dalle 892 mila richieste della scorsa settimana alle 803 mila dei sette giorni fino al 19 dicembre. Un aumento minore del previsto rispetto a quello previsto dagli analisti, che se ne aspettavano almeno 885 mila (888 mila per gli analisti del Dow Jones).
Giù anche il numero delle richieste continue: il numero di cittadini Usa che ricevono sussidi di disoccupazione federali da più di una settimana scendono 5,33 milioni rispetto ai 50,50 milioni del dato precedente, secondo i dati del Labor Department.
Nuovi sussidi fiscali in arrivo?
Il dato arriva a poche ore dal video messaggio con cui il presidente Trump si è scagliato contro il decreto presentatogli dal Congresso, denunciandone la destinazione dei fondi governativi (1.400 miliardi in totale), in parte a missioni internazionali, per poi passare al pacchetto di aiuti da 982 miliardi di dollari, allegato al decreto legge sui fondi governativi.
“Solo 600 dollari per ciascuno (dei cittadini Usa) e non abbastanza soldi sono destinati a piccole imprese, soprattutto ristoranti”, denuncia Trump.
“Il Congresso ha stanziato miliardi per i paesi stranieri, per le lobby e interessi speciali, mentre lascia il minimo per i cittadini americani che non hanno colpa. È stata colpa della Cina, non dei cittadini americani”, continua Trump.
Nessun veto da parte del presidente, non ancora. Piuttosto, Trump ha chiesto ai legislatori di emendare il testo del decreto, aumentando i pagamenti diretti da 600 dollari ad almeno 2.000 dollari (da raddoppiare per le coppie).
La cifra, su cui democratici e repubblicani dibattevano dallo scorso luglio, è stata in realtà frutto di un compromesso tra democratici e repubblicani in cui i primi premevano per aiuti più ingenti. Non a caso, a commentare le parole di Trump è intervenuta subito la leader della Camera dei Rappresentanti, la democratica Nancy Pelosi.
“I repubblicani hanno rifiutato più volte di dire la cifra che il presidente voleva per i pagamenti diretti. Alla fine, il presidente ha detto 2.000 – i democratici sono pronti a parlare in settimana con consenso unanime”, ha twittato Pelosi.
Come stanno reagendo gli azionari di Wall Street
Nonostante i dati macro sulla disoccupazione contrastanti (le richieste settimanali sono tornate a scende, ma restano pur sempre a livelli record, oltre le 800 mila unità), gli indici del NYSE riescono a mantenere i rialzi, seppur timidi.
A un’ora dall’apertura il Dow Jones avanza dello 0,61% mentre l’S&P 500 guadagna lo 0,39%. Arranca invece il Nasdaq, che perde lo 0,19%.
"I mercati non hanno reagito in modo significativo alla minaccia di Trump e noi crediamo che alla fine il presidente firmerà", scrivono gli analisti di Mufg in una nota. D’altra parte, gli esperi ritengono che la freddezza del mercato potrebbe trasformarsi in avversione al rischio e in un conseguente rimbalzo del dollaro, se i Repubblicani al Senato bloccassero la richiesta di un più ampio stimolo da parte di Trump.
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