Dow Jones in calo, meno di un milione di disoccupati nell’ultima settimana
Gli indici di Wall Street trattengono il respiro dopo un rally che, dall’inizio del mese, ha portato i principali azionari ad aggiornare i massimi storici . Bene le richieste di disoccupazioni settimanali, “solo” 881 mila
Brusca inversione di tendenza per gli indici Usa nonostante la partenza ben intonata di Wall Street, oggi. A un’ora dall’avvio degli scambi il Dow Jones guidava i rialzi, avanzando dell’1,59% e salendo a oltre 29.100 punti. Positivi anche il resto degli indici di New York, con il Nasdaq che sale dello 0,98% e l’S&P500 dell’1,54%, toccando di nuovo record storici. A metà seduta, Wall Street vira nettamente verso il rosso.
Secondo il Labor Department, nell’ultima settimana hanno avanzato per la prima volta domanda per un sussidio di disoccupazione “solo” 881 mila cittadini Usa: il livello più basso dall’inizio della pandemia di Covid-19, ben inferiori alle aspettative degli analisti che ne avevano previsti almeno 950 mila.
Cosa indica il dato sulla disoccupazione Usa?
Il fatto che comunque anche il livello atteso dagli esperti fosse al di sotto della soglia del milione conferma le speranze di una prossima ripresa economica, sia per gli stimoli monetari promessi dalla Federal Reserve, sia da quelli fiscali in lavorazione al Congresso – stessi motivi, d’altra parte, che negli ultimi giorni hanno sostenuto il rialzo del Dow Jones e degli altri indici Usa.
Scende anche il numero delle richieste di disoccupazione continua, 13,254 milioni rispetto ai 14,49 di due settimane fa – il dato arriva in ritardo di una settimana, tenendo in considerazione il numero delle persone che percepiscono sussidi di disoccupazione per più di una settimana. Giù inoltre la media delle richieste in quattro settimane, 991,75 mila rispetto a 1,07 milioni della settimana precedente.
Il dato assume nuova rilevanza anche in considerazione della modifica del metodo di conteggio del Labor Department, che ha chiarito come le condizioni eccezionali degli ultimi mesi (crisi pandemica, lockdown e chiusura forzata delle attività non indispensabili) abbiano portato a sovrastimare i numeri – per quanto le cifre destagionalizzate riferite alle ultime settimane non siano ancora state aggiornate in questo senso.
Sale ora l’attesa per domani, quando il Boreau of Labor Statistics pubblicherà i dati relativi alle nuove buste paga create nel settore non agricolo ad agosto. Gli esperi si attendono un calo rispetto a luglio, 1,2 milioni (il mese scorso i nuovi posti di lavoro erano stati 1,46 milioni), con il tasso di disoccupazione in calo al 9,8% (attualmente è al 10,2%).
Un mercato in lenta ripesa?
Così, mentre l’industria cerca lentamente di tornare ai livelli pre-covid (i buoni dati macro sugli indici Pmi confermano: ad agosto il terziario sale a 55 punti, netto rialzo rispetto ai 50 del mese precedente, idem l’indice manifatturiero, a 56 punti), al Congresso i legislatori ancora discutono sull’ennesimo round di stimoli fiscali, che i governatori della Federal Reserve hanno espressamente richiesto in accompagnamento alle misure di politica monetaria a sostegno dell’economia reale.
Eppure le discussioni sul pacchetto di aiuti sono ancora in stallo. I Democratici spingono per un pacchetto da almeno tremila miliardi di dollari, ma sono disposti a patteggiare scendendo a 2 miliardi e duecento milioni. Di tutt’altro segno i repubblicani, inizialmente fermi a 1.000 miliardi ma che valutano anche di scendere ulteriormente a 500 miliardi.
Ieri il segretario del Tesoro Stephen Mnuchin e la speaker della Camera dei Rappresentanti Nancy Pelosi si sono confrontati in un incontro telefonico, dall’esito tuttavia negativo. “Purtroppo questa chiamata ha reso palese che i Democratici e la Casa Bianca continuano ad avere profonde differenze nel capire la gravità della situazione che i lavoratori americani stanno fronteggiando”, ha commentato Pelosi dopo la chiamata.
Quali azioni stanno spingendo al ribasso gli indici?
Maglia nera per il Nasdaq, che al momento in cui si scrive perde il 3,12% e scende a 11.714 punti, trainato al ribasso dalle USFANG. Le azioni Tesla solo le più penalizzate e lasciano sul terreno il 6,51%, scendendo a 418,27 dollari l’una; male anche Apple, in calo del 3,78% a 126,36 dollari. I ribassi arrivano dopo il frazionamento azionario che ha riguardato i due titoli (quattro azioni per una Apple e cinque azioni per una Tesla), avvenuto lo scorso 28 agosto.
Movimenti anche sulle quotazioni Facebook dopo che il social di Mark Zuckerberg ha annunciato che, in vista delle presidenziali Usa del prossimo 3 novembre, una settimana prima delle elezioni limiterà le inserzioni pubblicitarie sui suoi canali. Al momento le azioni Facebook perdono il 4% e scendono a 290 euro l’una.
Ma non è solo il Nasdaq a subire perdite. In rosso anche il Dow Jones, che lascia sul terreno lo 0,82%, e l’S&P 500, in calo dell’1,70%.
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