Elezioni Usa, primarie dem: qual è il programma di Bernie Sanders?
Sistema sanitario, riforma dell’istruzione e apertura delle frontiere nel programma del socialista Usa
Al contrario del partito Repubblicano, per cui non serve quasi specificare che il candidato alle presidenziali del 3 novembre sarà il presidente in carica Donald Trump, in casa democratica la corsa per la presidenza degli Stati Uniti deve passare per le elezioni primarie.
La convention democratica si riunirà il 13 e 14 luglio a Milwaukee: per allora, i contendenti alla nomination dovranno aver conquistato un numero di delegati nei vari stati sufficiente per essere eletti come candidati alla presidenza Usa.
Chi è Bernie Sanders?
Bernie Sanders, 78 anni, senatore del Vermont dal 2007, membro del Comitato per il Budget al Senato, aveva già provato la strada della presidenza nel 2016, perdendo contro Hillary Clinton.
Per quanto abbia giurato di servire come democratico nel caso venisse eletto, la formazione politica di Sanders è quella di un indipendente – e si sente: rispetto agli altri contendenti alla corsa presidenziale, la visione di Sanders propende molto dipiù verso un socialismo di stampo Roosveltiano (come è stato definito dai critici).
In pochi anni, Sanders è passato dall’essere considerato l’outsider del panorama politico statunitense (il che ha resto ancora più notevole la sua performance del 2016, quando guadagnò il 44% dei delegati alla convention dei democratici tramite una campagna elettorale finanziata da donazioni private di una media di circa 27 dollari l’una, senza l’aiuto di grandi fondazioni e corporazioni finanziarie) all’imporsi come favorito alla nomination democratica di quest’anno.
Cosa prevede l’agenda economica
Sanità, educazione e abitazioni: sono questi i caposaldi del programma elettorale di Sanders, oltre all’impegno nel rendere gli Stati Uniti sempre più ecosostenibili grazie al Green New Deal.
Il programma “Medicare for all” è al primo posto della lista: un piano di assistenza sanitaria pubblica per ogni cittadino, gratuita. Si tratta di un’idea che ha del visionario negli Stati Uniti e che, infatti, ha già scatenato pesanti critiche – la ragione della scarsa performance nel dibattito di Las Vegas, prima del voto in cui comunque ha riportato la maggioranza delle preferenze, è stata proprio l’opposizione del sindacato dei lavoratori di hotel e casinò in Nevada, che la giudica molto più dispendiosa per le tasche degli americani rispetto al sistema attuale, dominato dal settore privato.
Quanto all’istruzione, il programma di Sanders punta ai debiti universitari: cancellare quelli tuttora in capo a 45 milioni di americani e porre un tetto sugli interessi, oltre ad investimenti per tutelare e rafforzare istituti no-profit per la comunità nera e le minoranze.
Anche le politiche di accoglimento dei migranti trovano spazio nel programma. Sanders propone una riforma completa del sistema di regolamentazione dell’immigrazione, tramite autorità apposite, l’eliminazione dei centri di detenzione e soprattutto (qui l’innovazione), accogliere non solo i rifugiati che scappano dai conflitti, ma anche i cosiddetti “rifugiati climatici”.
La proposta per l’emergenza abitativa invece prevede lo stanziamento di 250 miliardi di dollari per costruire dieci milioni di abitazioni permanenti e a prezzi accessibili.
Come sta andando la campagna elettorale?
La campagna per le primarie di Bernie Sanders ha decisamente stentato a decollare: lo scorso 3 febbraio, quando gli occhi del mondo erano puntati sul primo caucus, quello dell’Iowa, il senatore del Vermont è rimasto all’ombra del nuovo volto della politica Usa, il giovane sindaco di South Bend (Indiana) Pete Buttigieg. Per quanto i risultati di tale caucus siano ancora in discussione, di certo Buttigieg è stato il vincitore morale; eppure, nel frattempo il New Hampshire ha regalato un punto percentuale in più rispetto alle preferenze ottenute da Buttigieg, mentre in occasione del voto di sabato scorso in Nevada Sanders ha ottenuto più del triplo delle preferenze rispetto a quest’ultimo – e oltre il doppio rispetto a Biden, classificandosi primo e vincendo 24 delegati.
Tra l’elettorato, un’indagine di Business Insider ha stimato che il 50% degli elettori sarebbe egualmente soddisfatto se vincesse Sanders o Joe Biden, l’unico altro contendente nelle primarie dem di cui tutti i cittadini statunitensi conoscono già la carriera politica – Biden ha servito come segretario di stato sotto l’amministrazione Obama.
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