Andamento EUR/GBP in rialzo, si torna a parlare di Brexit nel mezzo della pandemia di coronavirus
Dopo lo stop forzato anche ai negoziati economici per l’uscita del Regno Unito dall’UE, Bruxelles chiede a Londra di estendere il periodo di transizione. Ma il governo Johnson non demorde: si torna a parlare di No-deal
Torna sul tavolo del premier britannico Boris Johsnon la questione della Brexit, sospesa a causa della pandemia di coronavirus. Da lunedì prossimo tornerà a Downing Street anche lo stesso premier, vittima dello stesso virus.
Prima fautore dell’immunità di gregge (“Preparatevi a perdere i vostri cari”), poi ricoverato proprio per Covid-19: la parabola di Johnson ha fatto toccare con mano anche ai più scettici il potenziale distruttivo del nuovo ceppo di coronavirus che, da quasi due mesi, tiene sotto scacco l’Europa.
Il premier, in isolamento a Downing Street dalla fine di marzo dopo aver contratto i sintomi del virus, è stato ricoverato dopo alcuni giorni di convalescenza, passando tre notti in terapia intensiva. Il premier britannico è stato dimesso dal St. Thomas Hospital lo scorso 12 aprile e ha annunciato di tornare al lavoro già da lunedì prossimo.
Negoziati Brexit: verso un prolungamento?
Il Regno Unito è uscito dall’Unione Europea il 31 gennaio di quest’anno – almeno dal punto di vista politico. I negoziati per un’uscita ordinata dalla struttura economica comunitaria sono infatti ancora in corso, alla ricerca di un accordo commerciale entro la fine del 2020.
Il coronavirus è piombato sui negoziati poche settimane dopo, di fatto bloccandoli. Le discussioni sono riprese solo la settimana scorsa, in videoconferenza, e non hanno potuto non tener conto dello stop forzato. D’altra parte, le distanze di vedute tra Ue e Regno Unito non hanno contribuito: Londra torna infatti a ponderare l’ipotesi di un no-deal, ovvero un’uscita senza accordo: è la posizione di David Frost, a capo della delegazione britannica, che ha annunciato di voler uscire comunque il 31 dicembre “con o senza accordo” dal mercato unico e dall’unione doganale.
Secondo il Withdrawal agreement, il termine ultimo per un’estensione dei negoziati, che comunque dovrebbe essere accordata da entrambe le parti, è il 30 giugno. Michel Barnier, caponegoziatore per l’Unione Europea, ha accusato i britannici di remare contro qualsiasi progresso nella trattativa. “Il Regno Unito non può rifiutarsi di estendere il periodo di transizione e, allo stesso tempo, rallentare le discussioni su aree importanti per l’Ue”, ha dichiarato Barnier venerdì scorso, al termine del primo round dei negoziati post-coronavirus.
I punti ancora controversi
L’accordo di libero scambio
Il pomo della discordia resta sempre lo stesso: Londra vuole un accordo di libero scambio come quelli che l’UE a 27 mantiene con i paesi terzi, senza ritrovarsi ancora legata a nome comunitarie a cui invece Bruxelles tiene – per un accordo “zero-quote e zero-tariffe”, l’Ue chiede che Londra accetti di attenersi a determinati standard sociali e ambientali.
I diritti dei cittadini comunitari
Londra invece non solo rifiuta le suddette condizioni, ma non sembra intenzionata ad accettare neanche ulteriori competenze da parte della Corte di Giustizia europea, che invece vorrebbe ancora giudicare rispetto della Convenzione Europea dei Diritti Umani. Si tratta di una questione di rinnovata importanza, sopratutto per quanto riguarda il diritto alla privacy.
La modalità dei trattati
Resta inoltre da trovare una soluzione alla modalità di regolamentazione dei rapporti futuri tra Unione Europea e Regno Unito: la prima vorrebbe un trattato unico, il secondo continua a chiedere un trattato commerciale identico a quello che l’Ue ha stipulato con i paesi terzi e, a seguire, una serie di altri singoli trattati per le questioni di altra natura.
Gli accordi sulla pesca
Infine, la questione dei diritti di pesca diventa sempre più impellente – man mano che la stagione si avvicina: gli accordi, secondo quanto concordato nel Withdrawal Agreement, andrebbero trovati almeno entro la fine di giugno.
In che condizioni versa il Regno Unito a causa del coronavirus?
La situazione del Regno Unito è tra le più gravi in Europa. Il governo non è esente da responsabilità: al pari degli Usa, Londra ha tentato di ritardare il più possibile il lockdown totale, salvo poi ritrovarsi ad oggi con oltre 20 mila vittime e restrizioni prolungate fino alla fine di maggio.
Si stima che l’economia britannica possa subire una contrazione del Pil del 6,8% nel 2020 (salvo poi rimbalzare del 4,5% l’anno successivo), prendendo però in considerazione uno scenario in cui le restrizioni inizino ad allentarsi verso la fine di maggio.
Secondo gli analisti di JP Morgan, nel secondo trimestre del 2020 la contrazione raggiungerà il 7,5%, mentre Capital Economics è molto più pessimista e stima perdite per il 24% - in media, gli economisti prevedono un calo del Pil nel secondo trimestre 2020 intorno al 13%-15%.
All’inizio di maggio è atteso il report della Bank of England sull’andamento della politica monetaria. L’istituto centrale, dall’inizio dell’emergenza, ha tagliato i tassi di interesse a minimi mai toccati neanche ai tempi della Brexit, facendo scendere il prezzo del denaro a 0,25%.
Come ha reagito il cambio EUR/USD alla ripresa dei negoziati?
Dopo aver raggiunto un picco, martedì scorso, arrivando a 0,8863 (in rialzo di oltre l’1,5%), il cambio EUR/GBP durante la settimana dei negoziati è tornato lentamente a scendere. In giornata l’euro è tornano a rafforzarsi, con il cambio ora a 0,8743, in vista delle decisioni di politica monetaria della Federal Reserve, il cui presidente Jerome Powell parlerà in serata, e della riunione della Banca centrale europea di domani.
Intanto, il Ftse 100 viaggia in rialzo dello 0,77%, a 6.004,68 punti.
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