EUR/USD in rialzo dopo calo inflazione Usa, la Fed sempre più lontana da ulteriore taglio dei tassi
L’indice dei prezzi al consumo negli Usa ad aprile è sceso dello 0,8% rispetto al mese precedente a causa della scarsa attività economica durante il lockdown. Euro-dollaro sale a 1,087
Il crollo dei consumi dovuto al lockdown ha provocato ad aprile un calo dell’inflazione core negli Stati Uniti dello 0,8% rispetto al mese precedente (ma aumenta dello 0,3% rispetto allo stesso periodo del 2019), il più grande calo dalla recessione del 2008. A livello core invece i prezzi al consumo sono scesi dello 0,4% (ma aumentano dell’1,4% rispetto allo scorso anno).
A guidare i ribassi è stato il prezzo del carburante, in seguito alla crisi petrolifera scatenata dall’iper-produzione di Russia e Arabia Saudita, a marzo. D’altra parte, se l’inflazione è scesa di 0,2 punti percentuali rispetto al dato del mese precedente si deve anche al fatto che, ad aprile, gli americani sono rimasti confinati in casa per tutta la durata del mese, abbassando dunque drasticamente il consumo di carburante, ma anche la domanda di una varietà di beni e servizi con ricadute sui prezzi degli stessi.
Quali settori sono stati più colpiti?
I cali più ingenti sono stati registrati soprattutto nell’acquisto di abiti e biglietti aerei (dall’inizio della pandemia il traffico aereo ha subito una riduzione del 90%), nella prenotazione dei servizi alberghieri e nelle assicurazioni automobilistiche.
Di contro, hanno osservato un notevole aumento i beni alimentari (con la maggior parte degli americani chiusi in casa, il costo degli alimenti è balzato in avanti del 2,6%), soprattutto in considerazione della scarsità di prodotti dovuta allo stop delle catene di approvvigionamento: nelle ultime settimane in Usa scarseggia la carne di maiale (+6,8%), manzo (+7,5%) e pollame (+6,3%).
Come si comporterà ora la Fed?
Con un tweet di poche ore fa, il presidente degli Stati Uniti Donald Trump è tornato a fare pressioni affinché la Federal Reserve passi a un regime di tassi negativi: “Fintantoché anche gli altri paesi stanno ricevendo i vantaggi dei tassi negativi, anche gli Usa dovrebbero accettare il regalo”, ha scritto il Tycoon.
Eppure l’istituto centrale statunitense non sembra affatto incline all’idea di tagliare ulteriormente il costo del denaro, soprattutto dopo gli interventi straordinari degli ultimi mesi – quando, per far fronte all’emergenza Covid-19, la Fed ha portato i tassi a una forbice compresa tra 0 e 0,25%.
La situazione economica attuale, con un’inflazione sempre più contenuta, non sembra dare motivo per procedere dunque in tal senso. Diversi analisti avvertono che, stando ai dati pubblicati oggi, un innalzamento dei prezzi al consumo è “l’ultima delle preoccupazioni” per gli Usa.
Come hanno reagito i mercati?
Torna a rafforzarsi l’euro nei confronti del dollaro, con il cambio EUR/USD in rialzo a 1,0868, mentre il cross USD/JPY (大口) tocca 107,305.
Wall Street, che si aspettava un calo dell’inflazione leggermente più contenuto (i pronostici volevano il dato core mese su mese a -0,2% mentre quello relativo all’anno scorso a 1,7%), tenta di mantenere i guadagni con cui ha aperto la sessione, ma al momento solo il Dow Jones regge sopra la parità, in leggero rialzo dello 0,04%. Rallenta l’S&P500, che perde lo 0,13%, mentre il Nasdaq allunga a 0,11% grazie alle aziende tech, che resistono ai cali generalizzati provocati dal coronavirus.
Proprio a proposito di coronavirus, il Senato oggi si prepara ad ascoltare esperti in materia – primo fra tutti Anthony Fauci, capo virologo della task force della Casa Bianca, per collezionare pareri sull’opportunità o meno di una riapertura dell’economia, di fronte al rischio di una seconda ondata di contagi.
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