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Per la prima volta in sei anni l’indice Nikkei di Tokyo chiude l’anno in negativo: l’ultima volta è accaduto nel 2012. Mentre i listini azionari fanno dunque un passo indietro, non accenna ad arretrare l’apprezzamento dello yen, salito oggi dello 0,4% contro dollaro e cresciuto da inizio ottobre di circa il 4% sul biglietto verde.
Non è stato certo il -0,3% di oggi ad impattare sul paniere giapponese: da inizio 2018 il Nikkei ha perso circa il 12% del proprio valore, con un brusco calo registrato a partire da ottobre. Il mercato ha scontato il rialzo dei rendimenti americani, che ha innescato timori di inflazione e di crescita del costo del denaro più rapida delle attese, ed il rischio legato alla tenuta economica cinese, nonostante gli sforzi di Governo e Banca centrale volti a sostenere le attività del Dragone.
Nella notte è invece tornato a crescere lo yen che, al pari del franco svizzero, è stato acquistato come asset rifugio in vista della chiusura d’anno. I timori di mercato hanno aiutato la divisa nipponica, cresciuta nel mese di dicembre del 2,3%; bene anche il conio svizzero, che ha guadagnato l'1,2% sul medesimo periodo.
Parallelamente, a salire è stato anche il prezzo dell’oro, tornato a quotare in area $1280, con prospettive favorevoli per i periodi a venire. A preoccupare gli investitori sono stati dati più deboli delle attese provenienti da oriente (fiducia dei consumatori e utili industriali), che riaccendono le preoccupazioni di un calo della crescita globale, e le rinnovate tensioni commerciali tra Cina e Stati Uniti.
L'amministrazione Trump starebbe infatti considerando un ordine esecutivo per il nuovo anno per impedire alle società statunitensi di utilizzare prodotti cinesi Huawei e ZTE. La motivazione, preservare la sicurezza nazionale. La notizia ha riacceso lo scetticismo dei mercati, già poco propensi all’idea che le due parti, in lotta per la leadership mondiale sul settore tecnologico, possano trovare un punto d’incontro.