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Dollaro è in fase di rafforzamento contro il paniere delle principali valute, dopo la decisione della Fed di mantenere inalterato il costo del denaro nella riunione di novembre, in attesa dell’aumento di 0,25 punti percentuali a dicembre. Il piano prevede quindi ulteriori due potenziali rialzi entro la metà del 2019, grazie ad una visione ottimistica dell'economia e di crescenti pressioni salariali.
L’indice del biglietto verde rispetto alle altre principali valute ha toccato in mattinata i massimi da giugno 2017 (sopra al livello di 97), beneficiando di una minor propensione degli investitori ad esporsi ad attività rischiose e alle questioni che ruotano attorno alla crescita cinese e alle tensioni commerciali. A rafforzare il dollaro, le elezioni di metà mandato, già in parte scontate dal mercato nei risultati.
EUR/USD: l’analisi sul cambio euro/dollaro
Avvio di settimana problematico per l'euro/dollaro, che apre la giornata a ribasso dello 0,7%. Nel caso di specie, nel giorno in cui il Governo italiano dovrà iniziare a nformulare una risposta ai rilievi di Bruxelles sulla manovra di Bilancio 2019, il cambio euro/dollaro flette a ribasso dello 0,7%, al di sotto della soglia di 1,13, minimo toccato lo scorso 15 agosto.
La scorsa settimana l'Unione europea ha inoltre tagliato le previsioni di crescita italiana, portandole all’1,2% nel 2019, con un livello di deficit ben superiore alle attese dell’esecutivo (2,9% contro stime del 2,4%).
"Graficamente, la rottura del supporto strategico collocato a 1,13 ha aperto a una nuova fase di cali, che vedono il primo target importante a 1,11", afferma il nostro analista, Vincenzo Longo, sottolineando che la conferma arriverà dal cedimento ora della trend line che unisce i minimi di novembre 2017 con quelli di agosto scorso, che passa ora a 1,1220.
USD/JPY: l’analisi sul cambio dollaro/yen
Mentre la Fed ha confermato la strada verso il rialzo dei tassi, la Banf of Japan dovrebbe confermare la sua politica monetaria ancora accomodante a fronte della lenta crescita e dell'inflazione.
L'ampliamento del differenziale tra i tassi di interesse delle obbligazioni statunitensi e giapponesi ha reso il dollaro una più attraente rispetto allo yen, spesso utilizzato come valuta di finanziamento per le operazioni di carry trade e, in generale, come valuta rifugio in caso di preoccupazioni sui mercati sviluppati.
"Anche in questo caso, la recente forza del dollaro ha portato il cross ai massimi da oltre un mese, in area 114,20, anche se il risk off che sembra emergere sul mercato impedisce movimenti più forti", prosegue Longo. "La resistenza più interessante è a 114,50, top del 2018, che potrebbe ostacolare il recupero di questo cross".
GBP/USD: l’analisi sul cambio sterlina/dollaro
Ribassi poco al di sotto del punto percentuale per la divisa inglese, che ha aperto la giornata in calo rispetto al biglietto verde. A pesare sulla sterlina, le tensioni all'interno del governo di Theresa May. A meno di cinque mesi dal 29 marzo, quando la Granb Bretagna lascerà l’Unione europea, i negoziati sono ancora bloccati sulla frontiera tra Irlanda del Nord (governata dagli inglesi) ed Irlanda.
Secondo quanto riportato dal Sunday Times, quattro ministri britannici sarebbero sul punto di lasciare il governo May. Ciò aggiungerebbe ulteriore incertezza al progetto Brexit, dopo che anche il ministro ai trasporti, Jo Johnson, fratello di Boris, ha annunciato pubblicamente venerdì le proprie dimissioni.
"Il cambio rimane soggetto a forti pressioni ribassiste", conferma Longo, aggiungendo che la discesa potrebbe proseguire ben sotto i minimi di fine ottobre (1,27) e puntare al supporto di 1,26.