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Dopo aver toccato un massimo annuale in area 1,1446 il cambio eurodollaro ha evidenziato una fase ribassista che ha mostrato un accelerazione negativa in questa ottava. Nelle ultime due sessioni il cambio EURUSD è sceso di quasi un punto percentuale da 1,1430 a 1,1340.
Siamo quindi arrivati alla fine della corsa della moneta unica? Quanto è probabile una inversione del trend rialzista di fondo?
Riteniamo che al momento il ribasso dell’euro possa essere considerato fisiologico dopo i forti balzi evidenziati negli scorsi mesi. La moneta unica da inizio anno è stata sostenuta dalla diminuzione dei consensi dei movimenti populisti anti-Europa, dalla grande vittoria di Macron alle elezioni presidenziali francesi e dagli ottimi dati macroeconomici pubblicati nel Vecchio Continente.
Proprio ieri Markit Economics ha pubblicato le cifre finali sul settore manifatturiero nel Vecchio Continente che hanno mostrato massimi degli ultimi 6 anni.
La BCE di Draghi dovrà presto discutere le exit strategies per le politiche monetarie accomodanti. Riteniamo che nel secondo semestre possano aumentare le pressioni della Germania per cambiare politica monetaria.
Da un punto di vista grafico il cambio eurodollaro non ha evidenziato, al momento, indicazioni concrete di debolezza e il recente ribasso è da considerarsi ancora fisiologico dopo la forte accelerazione rialzista che aveva portato i principali oscillatori di prezzo in una situazione di ipercomprato. Il mantenimento al di sopra del supporto a 1,1285 mantiene inalterate le prospettive grafiche rialziste di medio/breve termine. Conferme sopra 1,14 per obiettivi a 1,1450 e 1,15. Discorso diverso in caso di rottura del menzionato sostegno di 1,1285 preludio a un possibile calo verso 1,1120.