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Il cambio ha aggiornato i massimi da quasi due anni, tornando a rivedere quota 1,17.
Euro/Dollaro inarrestabile. Il cambio più liquido del mondo si è spinto oggi sopra 1,17, livello che non vedeva dal crash del 24 agosto 2015 (quando toccò 1,1715). A dare la giusta spinta al cambio oggi sono state ancora una volta le news positive arrivate dalla zona euro e le continue incertezze sulla politica statunitense.
Nel dettaglio, stamane a sorprendere gli operatori è stata la lettura dell'indice IFO di luglio, che ha segnato inaspettatamente l'ennesimo record consecutivo grazie sia alla componente corrente che a quella prospettica. Dall'altra parte dell'Atlantico, nonostante il dato incoraggiante arrivato dalla fiducia dei consumatori di luglio (risultata ai massimi da 4 mesi), gli investitori temono una sconfitta nell'ultima chiamata per il voto della riforma all'Obamacare fortemente voluta da Trump. I numeri sono veramente ridotti e sarà presente anche il senatore McCain, nonostante le precarie condizioni di salute.
Vista la portata non solo mediatica, ma anche pratica della riforma che potrebbe togliere l'assistenza sanitaria minima a oltre 20 milioni di americani, i repubblicani sembrano essere piuttosto cauti nell'appoggiare Trump. Anche perchè su Trump pende un accusa di impeachment che se confermata potrebbe rivelarsi un pasticcio per il Partito repubblicano. Così, fintantoché non viene chiarita la posizione di Trump nel caso Russiagate, il partito repubblicano potrebbe evitare di dargli pieno appoggio.
Tornando al cambio EUR/USD, siamo già su un livello di ipercomprato da cui potrebbe partire una correzione almeno fisiologica. I primissimi livelli di supporto sono già molto distanti e si collocano in area 1,1450-1,15, precedente area di resistenza. Solo una decisa riduzione dei timori che ruotano attorno a Trump potrebbe riportare il cambio sotto tale area. Anche la Fed rimane l'osservato speciale in vista della riunione di domani da cui non sono attese variazioni all'attuale politica monetaria.
Al momento, rivediamo il target sul resto dell'anno a 1,20, dall'1,17 precedente, proprio a causa dell'elevata incertezza politica Usa. A questi livelli, il cambio potrebbe già avere un impatto considerevole sulle aziende dell'area euro che esportano principalmente negli Usa.
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