Accordo Usa-Cina: torna l'appetito al rischio. Bene il forex: vola NZD/USD. GBP nelle mani della Brexit
Trump apre alla possibilità di slittare l'aumento dei dazi oltre il 1 marzo. Vendite su USD a favore di dollaro neozelandese e australiano. Recupera terreno la sterlina sul posticipo del voto sulla Brexit: serve più tempo.
Le speranze di una svolta commerciale tra Stati Uniti e Cina e la miglior accondiscendenza di Donald Trump ad esser flessibile sul termine del 1 marzo (data a seguito della quale, in assenza di un accordo, l’America sbloccherà il rialzo dei dazi dal 10 al 25%) hanno riacceso l’attenzione degli investitori, tornati a posizionarsi attivamente sui mercati. Risultato: minore interesse per la divisa statunitense ed un ritorno degli acquisti sulle altre principali valute.
USD contro AUD, USD, CAD
A beneficiare delle posizioni buy, il dollaro australiano, spesso considerato barometro della propensione al rischio globale, salito dello 0,4 percento in area $0,7130, e il dollaro neozelandese. Nel particolare, il kiwi è cresciuto nella notte dell’1,6% (a $0,6837) dopo che la Reserve Bank of New Zealand è risultata meno accomodante di quanto i mercati si aspettassero in termini di politica monetaria.
Meno netto l’apprezzamento dell’euro contro il biglietto verde, che dopo esser tornato ieri ad un massimo di giornata a 1,1340, quota oggi attorno alla parità in area 1,1315-1,1330. Il primo livello di supporto è rappresentato da 1,13, seguito a stretto giro dal target a 1,1260, sui minimi di ieri.
Il biglietto verde è invece diminuito dello 0,2 percento rispetto al dollaro canadese, recuperando però la quasi totalità del terreno perso (attualmente il cambio USD/CAD si muove a 1,3230, dopo un minimo al test di 1,32). Il loonie è stato sostenuto dall’aumento dei prezzi del petrolio delle scorse ore (col crude tornato poco sotto i $54 al barile), a sua volta sospinto da un ribasso del biglietto verde e da un miglioramento del sentiment economico e della propensione al rischio.
Donald Trump apre all'accordo con la Cina
L'appetito al rischio dei mercati si è ravvivato dopo che il presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, ha annunciato la disponibilità a spostare più avanti il termine del 1 marzo, ultimo giorno utile per trovare un accordo prima dello scatto tariffario su 200 miliardi di dollari di beni cinesi. Il Tycoon ha aggiunto che preferirebbe non farlo e che si aspetta di incontrare il presidente cinese Xi Jinping per chiudere le negoziazioni prima della data stabilita.
L'attenzione principale si concentra questa settimana sui colloqui di alto livello in Cina, dove la delegazione americana si confronterà con l’altra maggiore economia al mondo. Le tensioni tra le due hanno peggiorato il sentiment degli operatori non solo in termini di limitazioni per la crescita mondiale, ma anche in merito al rallentamento della locomotrice cinese.
Sterlina volatile, spinta da Brexit e no-deal
Leggero apprezzamento infine, della sterlina contro dollaro, con la coppia GBP/USD riportatasi al di sopra del livello a 1,29 dopo che la premier, Theresa May, ha rimandato il voto parlamentare sul testo che dispone l’uscita dall’Unione, prendendosi un po’ più di tempo per riaprire il dialogo con l’Europa.
Tendenzialmente, la volatilità sulla sterlina si confermerà nelle settimane a venire: al momento, il Regno Unito è sulla buona strada per lasciare l'Unione senza un accordo il prossimo 29 marzo, a meno che il primo ministro non riesca a persuadere Bruxelles (e la maggioranza inglese) con un accordo modificato rispetto a quello inizialmente proposto.
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