Rally del dollaro, massimi da due settimane: il mercato vende il rischio. EUR/USD in calo
Indice del dollaro a rialzo oltre quota 96,60. Investitori temono i crescenti rischi di mercato: calo della crescita in Europa, tensioni commercialo Usa-Cina, incertezza Brexit. Cala la sterlina dopo le parole di Carney (BoE).
Indice del dollaro sui massimi da due settimane poco sopra area 96,60, mosso da un movimento dettato anzitutto dalla crescente percezione del rischio.
Dopo aver testato brevemente la soglia dei 95,20 (minimo superiore al precedente, a ridosso dei 95), il biglietto verde è tornato a recuperare terreno. Il sentiment di mercato ha rivelato una crescente avversione al rischio, che ha portato a ribasso i rendimenti dei principali titoli statunitensi a 10 anni, sostenendo, al contempo, il valore del dollaro.
Rally del dollaro: pesano la percezione del rischio
Più che al contesto macro e ai dati legati all’economia a stelle e strisce (che confermano la consistenza della prima potenza al mondo), alla base degli acquisti del dollaro sono state anzitutto le rilevazioni negative registrate dagli altri grandi blocchi economici, Cina ed Europa in primis (la Commissione europea ha rivisto ieri a ribasso la crescita dell’Unione, che in media registrerà un +1,3% nel 2019 contro iniziali attese a +1,9%).
Entrando nello specifico, le esportazioni della Germania, locomotore europeo, hanno mostrato a dicembre il più basso livello da due anni. A calare, per il mercato tedesco, è stato anzitutto il comparto auto, citato anche dalla Banca centrale europea come fattore di allerta circa la futura crescita della zona euro. Sui mercati resta inoltre aperta la questione Brexit, ben lontana dalla definizione di un piano che permetta un’uscita organizzata dall’Ue.
Considerata la recente decisione della Federal Reserve di mettere in pausa la propria politica monetaria restrittiva (adottando un approccio paziente che tende ad alleggerire il costo del biglietto verde), la recente forza del dollaro è da leggersi anzitutto come funzione della debolezza delle altre valute.
Dollaro: riflettori sull'accordo Cina-Usa
Proprio contro euro, il dollaro ha guadagnato nelle scorse sedute l’1,1%, a ridosso del livello a 1,1330, in una settimana di sole sedute negative per la coppia EUR/USD.
Positiva anche la variazione del greenback contro la sterlina, a +1,30%, con il rapporto GBP/USD al test dell’area di 1,2930. Sul pound hanno influito le parole pronunciate ieri dal governatore della Bank of England, Mark Carney, che ha confermato l'intenzione dell'istituto centrale di modulare la propria decisione futura sui tassi a seconda dell'esito della Brexit.
Nel più breve termine, gli investitori stanno aspettando di conoscere l’esito che farà seguito alla prossima riunione tra i presidenti Donald Trump e Xi Jinping (27-28 febbraio): nonostante i recenti passi avanti a livello di colloqui commerciali, rumors trapelati dal Wall Street Journal hanno apostrofato come “altamente improbabile” il raggiungimento di un accordo prima che la nuova tranche di dazi americani entri in vigore (1 marzo).
Analisi del dollaro Usa
Con l’indice del dollaro tornato a testare livelli superiori al massimo precedente (96,60), la divisa americana potrebbe ora puntare ad un ritorno a 96,80 (al 23,6% del ritracciamento di Fibonacci sul movimento registrato tra settembre-dicembre), con step successivo a 96,96 (massimo del 2 gennaio). Al ribasso, un primo immediato step potrebbe esser quello a 96,40 (attorno alla media mobile a 55 giorni) seguito da 96,20 e 96,00.
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